Espandi menu
cerca
Foxfire - Ragazze cattive

Regia di Laurent Cantet vedi scheda film

Recensioni

L'autore

alan smithee

alan smithee

Iscritto dal 6 maggio 2011 Vai al suo profilo
  • Seguaci 315
  • Post 214
  • Recensioni 6377
  • Playlist 21
Mandagli un messaggio
Messaggio inviato!
Messaggio inviato!
chiudi

La recensione su Foxfire - Ragazze cattive

di alan smithee
8 stelle

Il pluripremiato ed apprezzatissimo regista francese Laurent Cantet abbandona, o più probabilmente mette da parte temporaneamente, le problematiche della contemporaneità (occupazione, realizzazione di se stessi, educazione scolastica come formazione di vita), per addentrarsi nel nostro passato prossimo. Siamo catapultati infatti nei sobborghi newyorkesi del 1955, un'epoca in cui i ricordi della guerra cominciavano ad allontanarsi ed il progresso ad arricchire molte famiglie intraprendenti e col senso degli affari, facendo intravedere spiragli di benessere e ottimismo per il futuro. Un gruppo di ragazzine del ceto più popolare, desiderose di emergere e soffocate dal senso di asfissia e castrazione che vedeva le giovani di buona famiglia costrette a vivere come segregate nel ruolo di fidanzate devote o madri fedeli e soggiogate dalla prepotenza maschile rozza ed insensibile, decide di formare una gang femminile di donne ribelli ed indipendenti, le Foxfire appunto. Rifuggendo le regole comunemente accettate dalla morale e dalla buona società, le ragazze si danno all'illegalità giustificate dall'intento di togliere ai ricchi e prepotenti per dare al ceto povero al quale inesorabilmente appartengono.
Il film, di precisa e minuziosa ambientazione e dal ritmo lento di un'epopea quasi d'altri tempi, racconta l'ascesa strepitosa e folgorante di questa manciata di giovani donne scaltre e determinate. Cantet ci sorprende con un ritmo calmo ma attentamente calcolato e soppesato tra dramma ed azione ed un'ambientazione che ricordano (almeno in parte) certi capisaldi della cinematografia di ogni tempo come C'era una volta in America di Leone. Un'autentica sorpresa per un regista sino ad ora così contemporaneo ed emblema delle problematiche della modernità e dell'incerto vivere quotidiano. Va detto che il film è molto, forse sin troppo lungo, ma tuttavia sostenuto da un avvicendarsi di intrecci concitati e d'alto tasso drammatico che tengono assieme salda l'attenzione del pubblico, esplicitando altresi una importante scomoda ed amara verità: nella eterna lotta tra le classi, tra ricchi e poveri, sarebbe bello favoleggiare e rappresentare il cliché del ceto povero e buono che si batte contro le angherie della classe ricca ed avida e senza cuore. Se non che Cantet ci mostra come la cattiveria sia insita inevitabilmente nell'animo umano come erbaccia infestante inestirpabile: anche quando l'essere umano è animato da moti di rivendicazione legittimi e sacrosanti, divenendo in un batter d'occhio da tartassato a carnefice, e, in questo caso, tramutandosi da onesto rivendicatore di diritti inalienabili e sacrosanti, a spietato rapitore assassino ai danni di una classe ricca e certo ripugnante, ma che in fondo, appena si rende consapevole che la propria ora è scoccata, si rende degna di una fine dignitosa riuscendo persino a perdonare il proprio incattivito e motivatissimo carceriere.

Ti è stata utile questa recensione? Utile per Per te?

Commenta

Avatar utente

Per poter commentare occorre aver fatto login.
Se non sei ancora iscritto Registrati