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La bottega dei suicidi

Regia di Patrice Leconte vedi scheda film

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La recensione su La bottega dei suicidi

di supadany
6 stelle

Contro la crisi ed il caro vita, scegli una dolce dipartita.

Primo film d’animazione per il (troppo?) produttivo regista francese Patrice Leconte che in carriera ci ha regalato grandi film, ma anche opere poco riuscite, insomma un percorso poco uniforme.

In questo caso ad essere poco uniforme è il film, soprattutto perché ad un certo punto fa la più classica delle inversioni a u con per giunta un’aggravante.

In un mondo desolato dove le persone scelgono di morire, la bottega dei suicidi lavora alla grande.

Almeno fin quando non arriva il piccolo Alain, che esordisce con un sorriso poco rassicurante alla vista dei suoi genitori.

In seguito farà anche di più, proverà proprio a cambiare le cose radicalmente.

 

 

Trattasi del classico film che può lasciare con il più totale amaro in bocca o farsi amare perdutamente (più difficile la seconda ipotesi).

Lo scenario si fa forza di un’interpretazione surreale in grado di offrire grandi gemme, a partire dalla tecnica animata, con i colori della tavolozza e i tratti, lugubri, dei personaggi.

La sequela di suicidi, e tecniche annesse per farli, il contorno sociale, con tutti i limiti imposti, è uno spettacolo, percettivo in tutto e per tutto.

Ma poi, sul resto, sopragggiungono purtroppo parecchie perplessità.

La sceneggiatura è troppo semplice nei passaggi fondamentali (ad esempio, vedi il piano del piccolo Alain), ma soprattutto il peccato mortale avviene nel momento in cui si modifica il finale scritto (dalla storia narrata da Jean Teulè), semplicemente la scelta si rivela castrante e controproducente oltre che proposta blandamente.

Ad un certo punto, si respira una felicità fuori dalle corde (emotive) attese, il che appare come un clamorosa sterzatura (autogol?), tanto più per chi il testo lo conosce, e poi il tutto avviene gradatamente, per cui gli effetti si registrano anche con largo anticipo.

Una scelta che lascia basiti, difficile porcisi di fronte, la si può accettare (in fondo si torna semplicemente a parlare di cinema di stampo comune), o denigrare (per un’idea rovinata), nell’insieme però rimane il pregresso (significativo), l’animazione (perspicace), con un bel tratto e poi comunque l’origine lascia, eccome se lo lascia, un segno che non si può cancellare completamente.

Complessivamente discordante.

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