Regia di Carl Theodor Dreyer vedi scheda film
Dreyer gioca con i primi piani dei suoi personaggi, tecnica rivoluzionaria per il 1928, regalandoci un dramma intenso ed emozionante come pochi altri nella storia del cinema.
Mi ero avvicinato a questo film con un certo timore reverenziale, o per essere più precisi, un certo timore a trovarmi di fronte a un mattone indigesto. Quello che ho visto è invece un film emozionante nel quale Giovanna d'Arco, altrove presentataci sempre come impavida eroina (soprattutto nella letteratura classica), ci viene mostrata per quel che è: una ragazza di diciannove anni confusa e spaventata a morte. E il modo in cui Dreyer gioca con i primi piani, tanto della splendida protagonista Renée Falconetti (alla sua prima e unica esperienza cinematografica) così come dei giudici, non fa che evidenziare tali sensazioni. E tecnicamente parlando la grandezza di “La passione di Giovanna d'Arco” risiede proprio in questa innovativa tecnica -siamo al 1928, non dobbiamo dimenticarlo- senza la quale il cinema, tutto il cinema che sarebbe venuto, non avrebbe posseduto uno dei suoi strumenti drammatico più efficaci.
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