Regia di Paolo Virzì vedi scheda film
La difficoltà di tirare avanti in due, quando ogni giorno porta difficoltà e i sogni sono soltanto sogni. Guido è un laureato con una cultura mostruosa, ma per campare fa il portiere di albergo. Antonia ha una bella voce e scrive canzoni, ma per campare lavora in una compagna di autonoleggio. Si amano e sperano almeno di mettere in piedi una bella famiglia, ma anche qui solo problemi: Antonia non riesce a rimanere incinta, e inutili risultano i consigli dei ginecologhi, e persino le tecniche di procreazione assistita.
Virzì mostra in maniera lucida come la vita sa accanirsi soprattutto con chi non se lo merita: l’amore esiste, però l’amore non è tutto, quando gli ostacoli sono troppi e il prezzo per restare insieme è troppo salato. Per stare insieme ad Antonia, Guido ha dovuto rinunciare alla carriera universitaria: insieme, per colpa di lei o di entrambi dovranno rinunciare ad avere un figlio. Il tessuto della vicenda che accomuna questa coppia sfortunata è dunque altamente drammatico; ma Virzì ha il talento - verrebbe da dire unico - di saper rivestire anche il dramma più acerbo di spensierata leggerezza. Quindi il dolore non diventa mai troppo pesante, la vita dei due che lottano giorno per giorno palpita davanti ai nostri occhi, tra spermiogrammi, ginecologi, sconfitte, citazioni colte e strimpellate di chitarra. Infine, vince l’amore ma senza nessuna retorica: Guido e Antonio si sposano, il mare sullo sfondo, e noi applaudiamo e lanciamo il riso e ammiriamo il loro coraggio. Praticamente perfetto nella sua, almeno apparente, semplicità, Tutti i santi giorni rientra tra i migliori risultati di Paolo Virzì.
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