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Tutti i santi giorni

Regia di Paolo Virzì vedi scheda film

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La recensione su Tutti i santi giorni

di barabbovich
6 stelle

Prima di acquistare il biglietto del cinema assicuratevi che la sala sia equipaggiata con altoparlanti Bose, Onkyo o Bowers & Wilkins. Soltanto così riuscirete ad avere qualche probabilità in più di decifrare le parole di Thony (al secolo Federica Victoria Caiozzo), autrice della colonna sonora del film in pieno stile Suzanne Vega / PJ Harvey / Cat Power / Joan as Police Woman, assurta per l'occasione al ruolo di coprotagonista grazie al casting realizzato sul social network MySpace. La cantante siciliana non è soltanto la negazione vivente della dizione, ma è una miracolata del 35 millimetri ed è il vero tallone d'Achille dell'opera numero 10 di Paolo Virzì. Film peraltro originale e dignitoso, pieno di grazia, con molte trovate originali a partire dal secondo titolo panico (il primo fu Tutta la vita davanti), che richiama il momento topico della coppia protagonista, quando cioè Guido (Marinelli, già nel ruolo di protagonista, con molti chili in meno, ne La solitudine dei numeri primi), al rientro dal lavoro, porta la colazione a letto alla sua Antonia (Thony), ricordandole vita e gesta del santo del giorno, tutti i santi giorni. Lui, proletario coltissimo e garbato, è così innamorato di lei, lunatica e scorbutica e con malriposte ambizioni cantautorali, che ha rinunciato alla possibilità di una carriera accademica negli States per fare il portiere di notte in un grande albergo della Capitale. Quando rincasa al mattino, nella periferia capitolina di Acilia, trova anche il tempo per fare l'amore con lei, nella speranza che prima o poi possa arrivare un bebè. Ma il pargolo non arriva e Antonia mette il loro rapporto a durissima prova.
Trasuda ottimismo da tutte le parti questa fiaba sui tempi duri che stiamo vivendo, mostrandoci che ogni difficoltà può essere abbordata al solo prezzo di un sorriso o di una frase gentile. Virzì - che ha scritto il copione con Francesco Bruni e Simone Lenzi, autore anche del romanzo La generazione da cui è tratto il film - aggiunge ai suoi tipici registri da commedia intimista situazioni e dialoghi scoppiettanti, scene esilaranti come quella della visita "dal ginecologo del Papa" (sic), del tentativo di abbordaggio in albergo da parte di un cliente cinese e della corsa per versare il seme in vista di una fecondazione assistita. Peccato che ci sia Thony, con quel terribile accento siculo biascicato, a rovinare tutto.   

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