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Tutti i santi giorni

Regia di Paolo Virzì vedi scheda film

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La recensione su Tutti i santi giorni

di Furetto60
7 stelle

Buon film di Virzì. Ottima la prova degli attori protagonisti

Guido è un toscano timido, riservato, colto; Antonia è una focosa sicula, espansiva. Lui portiere di notte in un grand hotel del centro, appassionato di lingue antiche e di santi. Lei aspirante cantante e impiegata in un autonoleggio. Guido dorme di giorno e lavora di notte, mentre Antonia di giorno lavora e la sera sporadicamente suona in alcuni pub, tra l’indifferenza degli avventori. Guido avrebbe voluto diventare un professore universitario, Antonia sognava di sfondare in campo artistico, entrambi frustrati svolgono invece lavori noiosi e poco remunerativi. Convivono in un quartiere poco fuori Roma ad Acilia, s’incontrano solo la mattina, quando Guido torna dal lavoro, le porta il caffè e la colazione e finiscono quasi sempre col far l'amore, tutti i santi giorni come da titolo. Non potrebbero essere più diversi; lui, paziente, pacato e mite; lei, impulsiva passionale e talvolta anche aggressiva. Eppure, si amano, a dispetto di tutto, a dispetto di loro stessi. A un certo punto della loro vita, vorrebbero mettere al mondo” un figlio; perché sarebbe il giusto corollario del loro amore, ma forse lui è sterile o forse lei, quindi a seguire incontrano medici, ginecologi, scienziati e si sottopongono a visite, tentativi di procreazione assistita e quant’altro, ma il figlio non arriva, mandando in crisi il rapporto. Guido rispetto a queste contrarietà è tollerante, a volte addirittura passivo, Antonia più scoppiettante e irrequieta, arriva a tradirlo per darsi una svolta o forse per scuoterlo, il “buonismo” di lui talvolta è irritante, lei invece è più volitiva. Antonia e Guido si muovono nell’ allucinante dimensione di un quotidiano fatto di attese, disagi, mezzi pubblici, traffico e nell’anonimo contesto di una periferia romana degradata e impersonale; attorno a loro fanno da cornice delle figure sopra le righe: i vicini "coatti" e invadenti, i genitori di Antonia, tipici parenti meridionali iperprotettivi e poi la schiera dei luminari poco illuminati. I protagonisti appaiono come persone autentiche, ostaggio di una vita dura e difficile, ma che comunque provano a vivere i loro sentimenti e le loro passioni, forse con apprensione, magari impacciati, a cercare di ripararsi, dalle insidie di un mondo che sembra sempre remare contro.Virzì parla del tema della maternità negata e traccia un quadro della società moderna, raccontando la difficile situazione degli aspiranti genitori, ma lo fa con la solita delicatezza e con dolcezza, catturando gesti, posture, con tono leggero ma non superficiale; gira una commedia romantica, acuta e scorrevole, secondo il suo stile agrodolce, non rinunciando a momenti ironici. Bravi Luca Marinetti e “Thony”

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