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Passion

Regia di Jean-Luc Godard vedi scheda film

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La recensione su Passion

di callme Snake
8 stelle

Il Godard degli anni '80 è, se possibile, ancora più criptico e irritante del precedente. Il che, credetemi, non è per forza un difetto. Passion, opera datata 1982, è quanto di apparentemente più sconclusionato si possa trovare nella sua filmografia. Apparentemente dico, perchè cogliendo i vari frammenti e mettendo insieme gli indizi (ambientali, verbali, musicali, pittorici, stilstici) ne esce il ritratto complesso di una creazione artistica che muore nell'istante in cui nasce, soffocata dalle cose, dai problemi, in sostanza dalla vita. Ma se nel Disprezzo ciò significava la morte del Cinema come vera arte (e Fritz Lang non può rappresentare altro che questo), in Passion non c'è nulla di sbagliato in tutto ciò, anzi. Come acutamente dimostra Casetti nell'Occhio del Novecento, la natura, gli attori, i corpi, la luce, la vita si ribellano al set cinematografico dove si sta creando un film "senza una storia", un film che non fa altro che copiare opere pittoriche celebri di Rembrandt, Delacroix, il Greco, Goya. Il film dentro il film (anch'esso intitolato Passion) non è dissimile dalla coeva Cosa carpenteriana: imita e assimila l'arte altrui, ma non ha un'identità propria, è solo un replicante spento e lontano da quella vita con cui Godard ha sempre cercato il contatto (la scena di Questa è La Mia Vita in cui Anna Karina si commuove di fronte a Dreyer o, specularmente e antinomicamente, la sequenza dei Carabinieri in cui uno stolto non sa che quello che vede è cinema e non realtà). Il fatto che le luci sul set non siano mai quelle ricercate dal regista (ironicamente e criticamente creato da Godard a sua immagine e somiglianza) è l'estremo rifiuto della vita di fronte all'avanzata ed alla vittoria della finzione sulla realtà, secondo quel processo così ben teorizzato da Debord. Che è poi anche il tema cardine della filmografia carpenteriana, per tornare alla Cosa o, perchè no, al Signore del Male, dove la chiesetta in cui si svolge il film ha il nome di Saint Godard's. Tutti film, come quelli del nostro, in cui l'immagine e il suo potere uccidono l'inquadratura e la spontaneità. Passion se lo ricordano in pochi ormai, troppo ostico, troppo frammentario, quasi altmaniano nella sovrapposizione polifonica di rumori e voci, musica e silenzio. Certamente non è un capitolo minore o sottovalutabile di un corpus vastissimo che mette soggezione. Da recuperare.

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