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La parola ai giurati

Regia di Sidney Lumet vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su La parola ai giurati

di jonas
10 stelle

In un tribunale sta per concludersi un processo contro un giovane dei quartieri malfamati, accusato di aver ucciso il padre: le prove a suo carico sono schiaccianti, ma per condannarlo a morte ci vuole l’unanimità. Dei dodici giurati, undici sono convinti della sua colpevolezza e solo uno nutre un ragionevole dubbio. Nel corso del dibattito emergono i diversi caratteri degli uomini, i loro pregiudizi, le loro debolezze, i moventi a volte inconfessabili delle loro azioni (c’è chi vuole fare in fretta per andare a vedere la partita di baseball, c’è chi vuole punire indirettamente il figlio andato via di casa). La discussione si fa accesa, fino a sfiorare lo scontro fisico tra Henry Fonda e Lee J. Cobb (12 angry men, non a caso, è il titolo originale). Quello di Lumet è uno dei migliori esordi cinematografici di sempre: un grandioso dramma da camera, con interpreti in stato di grazia, e al tempo stesso una riflessione sulle possibilità della giustizia, sulla manipolabilità delle prove, sulla credibilità dei testimoni. “In dubio, pro reo”, è la massima del diritto romano in base alla quale un colpevole a piede libero viene considerato un male minore rispetto a un innocente condannato: né i dodici né lo spettatore arrivano a sapere con certezza se il giovane è davvero innocente (si intravede solo per qualche secondo la sua faccia spaurita: sembra un bravo ragazzo, ma forse l’apparenza inganna); ciò che si vuole dimostrare è la necessità di soppesare con la massima cura i pro e i contro, quando si tratta di decidere della vita di un essere umano. E solo alla fine, nell’unica scena che si svolge all’aperto, veniamo a sapere come si chiama l’eroe della giornata: Davis; un nome come tanti per un uomo in fondo normale, quello che potremmo essere tutti noi.

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