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True Love

Regia di Enrico Clerico Nasino vedi scheda film

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La recensione su True Love

di pgm
7 stelle

True love. Vero amore. Vero amore? Sarà così oppure no? Utopia? Dogma? Illusione? Inganno? Gli interrogativi lanciati da questo film, interrogativi in realtà quotidiani e inquietanti, si dipanano nella struttura claustrofobica creata da due stanze isolate, due mondi lontani eppure, in qualche modo, comunicanti, quali poi sono, aben guardare, gli universi distinti di un marito e di una moglie.

Una crosta di felicità apparentemente immarcescibile nasconde un gorgo di equivoci e inganni, di tentazioni più o meno espresse e poco represse, un sottobosco al contempo effetto e cagione di quell'amore, quello con la A maiuscola, del quale si può unicamente sentir parlare, senza riscontrarlo, eterno finché dura, se dura.

True love, amore vero: due parole che suonano quasi come un ossimoro, come una sagace e perversa contraddizione, un gioco al massacro che poi tanto gioco non è, ridotto a un sì o a un no, a domande improbabili per problemi tangibili, come un cosmo ridotto a un codice binario avvilente e potenzialmente letale. Storia di tutti i giorni, quello che si cela dietro i paraventi dell'ordinaria amministrazione viene letteralmente proiettato, sbattuto in faccia ai due neosposini, uno schiaffo dietro l'altro,  atti a condurli a dubitare vicendevolmente del mostro sposato, verso un punto di rottura inimmaginabile in condizioni, appunto, ordinarie. Il sacrificio non basta, la fiducia incondizionata non (può) esiste(re), al masimo può resistere, sino a una prova più grande, a uno, due, tre indizi ammalati di gigantismo ertisi e prossimi a scoppiare.

Lui, lei, forse l'amante, forse l'amico, forse un reality show o addirittura l'inferno e una mente superiore (Dio? il diavolo? Un "experiment"?), un mistero, di fatto, irrisolto e i cocci che si ricompongono, sì, ma attraverso un percorso accidentato e mai accidentale, nel quale risiede la forza propulsiva di questa coproduzione italo-americana. Certo, l'incipit potrebbe persino risultare stucchevole, così come la breve deriva found footage del matrimonio, ma il resto risulta essere oro puro, se si pensa all'originalità del prodotto in questione. Sono evidenti, poi, i richiami ad altre pellicole in cui i personaggi si ritrovano loro malgrado in un ambiente controllato da una forza "altra" e onniscente, quali Cube, i vari Saw, l'Hunger di Steven Hentges, cui si aggiunge un potente ammiccamento al Grande Fratello orwelliano (tanto che, in uno spezzone, vediamo Kate leggere in spiaggia, per l'appunto, 1984) e a una cultura (sic) dell'invasione della privacy divenuta oramai endemica e portata alle estreme conseguenze dall'imperante ricorso a un mondo social non sempre necessario e sempre più invadente, oltreché a suo modo iconoclasta.

Sospeso tra thirller psicologico e horror, con un pizzico di fantascienza, il film di Nasino rappresenta una notevole eccezione nel panorama del cinema nostrano, appartenente a quel deposito/vivaio, spesso misconosciuto e indipendente, di cinema di genere che sfugge alle masse e alle sale e bisognoso di una doverosa (ri)scoperta.

 

Voto: 7,5

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