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Gli infedeli

Regia di Emmanuelle Bercot, Fred Cavayé, Alexandre Courtes, Jean Dujardin, Michel Hazanavicius, Eric Lartigau, Gilles Lellouche vedi scheda film

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La recensione su Gli infedeli

di giancarlo visitilli
6 stelle

Sinfonia per soli uomini: sei variazione sul tema dell’infedeltà. In ciò si sono cimentati sette registi, ognuno mostrando la propria visione rispetto all'infedeltà maschile. Sei diversi episodi, che propongono diverse situazioni, tra il serio, il faceto e il delirante, per raccontare l’infedeltà maschile in tutte le sue molteplici declinazioni. Si parte con “Il prologo”, di Fred Cavayé, attraverso cui ci si imbatte subito, e attraverso un montaggio e battute scoppiettanti, nella vita di Fred e Greg, due infedeli, complici e compiacenti, amici da sempre, che vivono le loro notti brave, avventurandosi per locali, annacquando il tutto nell’alcol e nel sesso occasionale. Poi sarà la volta di “Bernard”, di Alexandre Courtes, ambientato in un pronto soccorso, dove un paziente si ritrova in una situazione imbarazzante, fino a che non arriva la moglie e quel che appariva solo immaginazione, diventa un quadro reale… “La coscienza pulita” dell’attore Premio Oscar (The artist, 2012), qui dietro la macchina da presa, Michel Hazanavicius, racconta la storia di Laurent, uomo impacciato, che si ritrova in un seminario, occasione ideale per fare amicizie e vivere una fuga d’amore, lontano da sua moglie. Decisione che si rivelerà un vero disastro. “Lolita” di Éric Lartigau, rasenta l’imbarazzo, perché è la storia di ortodontista che, dopo tanto sesso, scoprirà come sia difficile avere una relazione con una giovane studentessa, specie se appena maggiorenne. “La domanda”, di Emanuelle Bercot è l’episodio più classico, con Lisa, che dopo una cena con gli amici, chiede a suo marito di rivelargli con chi l’ha tradita negli undici anni di matrimonio che li legano. Vista la titubanza del marito, lei insisterà, promettendogli di essere comprensiva. In realtà, l’uomo sarà sincero ma lei non manterrà la promessa. “Thibault”, di Alexandre Courtes é la tipica storia dell’infedele colto in flagranza: suona il campanello, è la moglie che è tornata prima del previsto… “Simon”, di Alexandre Courtes, assomiglia molto all’episodio precedente, sebbene, questa volta, l’uomo è impegnato in una sessione di bondage con un’anziana prostituta, quando la famiglia piomba a casa. “Gli infedeli anonimi”, di Alexandre Courtes, mette insieme un gruppo di infedeli, Simon, Thibault, Bernard e Francois, che partecipano ad una riunione della “Anonimi Infedeli”, dove la loro infedeltà compulsiva sarà testata dalla terapeuta Marie-Christine. “Las Vegas”, di Jean Dujardin e Gilles Lellouche, rimette insieme nuovamente I due protagonist del primo episodio, Fred e Greg, che decidono di partire alla volta di Las Vegas, scatenando l’ira delle rispettive mogli. Quello che doveva essere uno scatenato e ‘avventuroso’ viaggio si rivelerà tutt’altro.

L’intero progetto nasce da un’idea dell’attore Jean Dujardin. Fa pensare moltissimo a quelle operazioni di cinema ad episodi, che da noi in Italia fiorirono, grandemente, a partire dagli anni Sessanta e per tutti gli anni Settanta. Solo che l’operazione di Dujardin si rivela tutt’altyro, rispetto alle scelte registiche, ma anche per quanto concerne la scrittura: si tratta di un progetto esile, eccessivamente pop. Se i primi due/tre episodi strappano qualche sorriso, per alcune battute frizzanti e per il ritmo che le tiene, il resto risulta molto debole, rasentando la goliardia e un machismo eccessivamente da caserma. Non funziona neanche l’eccessiva presenza dei due straordinari attori, Dujardin-Lellouche, ridondanti in questa operazione, tant’è che dopo qualche episodio, la loro presenza diventa ripetitiva, alla fine anche superflua, un esempio su tutti il personaggio fotografo in “Lolita”.

Alla fine, l’operazione appare mediocre, anche rispetto alle ultime commedie che la coraggiosa Francia ha prodotto. Quest’ultima, però, non può non risvegliare il desiderio di tornare a quelle commedie ad episodi che, un tempo, anche quell’Italia coraggiosa produceva.

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