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Arrugas - Rughe

Regia di Ignacio Ferreras vedi scheda film

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La recensione su Arrugas - Rughe

di OGM
8 stelle

Un cartone animato dedicato al mondo fantastico e terribile della demenza senile. Il premio Goya 2012 va a questa toccante trasposizione cinematografica dell’omonima storia a fumetti di Paco Roca. I protagonisti sono Emilio e Miguel, compagni di stanza in una residenza per anziani. Il loro rapporto, pur in quell’ambiente triste - in cui è ovunque palpabile il sentore del declino - non è diverso dalla complicità che potrebbe legare due adolescenti: la loro intimità è fatta anche di un’amara ironia, di scherzi crudeli, e di bravate goliardiche che, nel loro caso, mirano a salvarli dalla morte dell’anima. Gli avversari di questa loro lotta per la sopravvivenza sono i rappresentanti della istituzione che li ospita, li cura, li protegge, ma anche li minaccia, con la prospettiva terapeutica che prevede il passaggio all’innominabile piano di sopra: un luogo circondato da una fama sinistra, essendo riservato ai pazienti più gravi e meno autosufficienti. Emilio è affetto dalla sindrome di Alzheimer, ma nessuno ha voluto rivelargli la diagnosi. Un giorno, però, la scopre per caso. Da quel momento vede il proprio futuro riflesso nell’immagine di un uomo con cui divide il tavolo della sala da pranzo, e che è costantemente inerte, silenzioso ed inespressivo, e deve essere imboccato dalla moglie. Per Emilio, quella consapevolezza spalanca la porta su un abisso, su una cupa fase dell’essere che, incredibilmente, si estende al di là della vecchiaia, ed è infinitamente più atroce della sensazione di inettitudine ed inutilità che accompagna la cessazione della vita attiva e la perdita del proprio ruolo sociale, sul posto di lavoro e in seno alla famiglia. Smarrire se stessi è il peggio che segue il male dell’abbandono. Emilio, insieme ad altri uomini e donne ricoverati presso la struttura, sperimenta un anticipo di quel grottesco doppio fondo dell’io nelle divagazioni, deformazioni ed omissioni che cominciano ad alterare la sua percezione degli eventi circostanti. Il sogno ad occhi aperti che aliena dal mondo, l’incubo che si sostituisce alla realtà, la memoria che sprofonda nel buio sono i primi sintomi di quel processo che, presto o tardi, si completerà col  totale distacco dal presente. Arrendersi al vortice che annebbia la vista ed uccide il pensiero è un’accelerazione di quella disumana deriva, e, tuttavia, è anche una salutare fuga nel delirio, che scongiura la durezza dell’evidenza trovando, nell’illusione, un compassionevole rifugio. È in quella nicchia allucinatoria che la vita, sia pur ridotta a brandelli, può continuare, eternando quegli istanti i quali, in un tempo remoto, hanno dato un senso al tutto. Sono gli appigli di un naufragio, e questo film li dipinge con i colori di un’ingenua nostalgia, in cui l’assurdità si stempera nella consapevolezza che, quando tutto è vano, ogni inganno è una medicina che consente di andare avanti. L’impazzimento dei significati è meglio del loro annullamento: lo sa bene Miguel che pratica sistematicamente la frode ai danni degli individui più spaesati ed indifesi, i quali, regalandogli fiducia, si costruiscono, ad ogni sua truffaldina promessa, un nuovo motivo per sperare. Assecondano volentieri le sue richieste di denaro, ricevendo in cambio la conferma che, per loro, i desideri sono ancora leciti e possibili. E di ciò si accontentano, perché la loro mente non arriva a prender atto della loro mancata realizzazione. Può sembrare singolare vedere lo stile caricaturale ed infantile del disegno animato applicato ad un contesto tanto drammatico, però l’immaginazione è sempre fatta di luce, forme e colori, anche quando è manifestazione di una patologia. E ciò è tanto più vero quando, come qui, alla furia della follia si sostituisce un romantico gioco di ricordi e proiezioni oniriche: sono le ramificazioni di una coscienza in agonia, e contengono il grido, poetico e potente, con cui l’io ribadisce a gran voce il suo esserci. Tra i miti delle favole e le visioni mistiche esiste una terza via, che, a differenza delle prime due, punta dritta alla realtà, per tenerla stretta tra le mani, prima che, inesorabilmente, svanisca per sempre. Arrugas è un’incursione in una dimensione della fantasia che è strettamente individuale, radicale e non comunicabile: è quella che, davvero, non intende ragione, e che merita di essere dipinta con  lo stesso tratto con cui si descrive la realtà, poiché, per chi la vive, è da questa indistinguibile, ed assume  il carattere di una verità assoluta.

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