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L'intervallo

Regia di Leonardo Di Costanzo vedi scheda film

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La recensione su L'intervallo

di ROTOTOM
8 stelle

 

Nella serata del 14 novembre 2012, il cinema Rosebud di Reggio Emilia ha chiuso la rassegna con uno dei film più interessanti della stagione. L’intervallo , opera prima di Leonardo di Costanzo.

Di Costanzo è un affermato documentarista originario di Ischia,  i cui lavori sono conosciuti all’estero, Parigi soprattutto, città dove risiede e insegna. L’intervallo è il suo primo film di finzione girato con attori non professionisti scelti durante un laboratorio teatrale di tre mesi, presentato alla Mostra Internazionale del cinema di Venezia e al Festival di Toronto. Reduce da un lungo tour di accompagnamento al film, Di Costanzo è stato ospite del Cinema Rosebud dove si è intrattenuto con il pubblico a fine proiezione.

Il film, ambientato a Napoli in un ex ospedale psichiatrico in sfacelo, parla di una normale storia di camorra. Quando per normalità si intende l’accettazione della cultura che sorregge tutto  “O Sistema” , così viene chiamato il tessuto criminale dai due  ragazzi protagonisti. Veronica (Francesca Risio), 15 anni ha compiuto uno sgarro al piccolo boss del quartiere e viene tenuta segregata nella struttura dell’ospedale. Per tenerla d’occhio i malavitosi scelgono Salvatore (Alessio Gallo), 17 anni, venditore di granite in vacanza coatta dal suo lavoro per badare alla ragazza ribelle. Durante le ore trascorse nella struttura i due ragazzi faranno amicizia e ritroveranno per un attimo , l’intervallo del titolo, uno sprazzo di normalità nella realtà brutale che li circonda.

Un film dall’impianto teatrale, dolce e amaro allo stesso tempo, sospeso in un tempo rarefatto dal sapore onirico nel quale quella dimensione di reclusi si rivela in realtà una fuga dal presente per abbracciare un’ipotetica vita diversa. Adulti cresciuti ma abbandonati dagli adulti che sono o assenti o vigliacchi, i due ragazzi riscoprono la bellezza della loro età nel gioco, nella fantasia che plasma la realtà e ne estende i confini oltre i muri, l’aridità e il degrado, cercando l’uno negli occhi dell’altra una via diversa a quella che sembra una vita senza speranza.

Leonardo di Costanzo è gentile e affabile, di quella spontaneità tutta napoletana che lo fa apparire subito simpatico. Un sorriso contagioso illumina ogni suo intervento.

Il film, dice il regista, è stato girato tutto camera a mano , in luce naturale – fotografata in modo splendido da Luca Bigazzi  - lasciando ai ragazzi la libertà di muoversi sul set in modo del tutto spontaneo. Questa impostazione deriva dall’esperienza documentaristica di Di Costanzo ma al contempo il film non mostra una Napoli degradata, anzi Napoli non si vede. L’unità di spazio e luogo proietta il film in una dimensione universale i cui temi della sopraffazione e della logica del potere criminale sono comuni in tutto il mondo. Solo il dialetto usato dai due protagonisti – sottotitolati in italiano -  riconduce ad una precisa collocazione geografica della vicenda.

Il film scritto dallo stesso di Costanzo e da Maurizio Braucci e Mariangela Barbanente, sceneggiatori di Matteo Garrone per Gomorra e Reality, si accosta proprio a questi due film per il valore di documento che mischia la verità dell’ambientazione, da cui deriva il substrato culturale della realtà storica, e la finzione della messa in scena.

Uscito in sole venti copie in tutta Italia, L’intervallo è un piccolo grande film da recuperare assolutamente. 

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