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Un sapore di ruggine e ossa

Regia di Jacques Audiard vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Un sapore di ruggine e ossa

di laulilla
8 stelle

Bella costruzione narrativa, ricca di dense corrispondenze metaforiche, presenti fin dalla prima scena

 

Jacques Audiard ci introduce nel pieno della vicenda senza che nulla conosciamo della storia dei due protagonisti, il passato dei quali ignoriamo-

Sappiamo però che lui, Alì, (Matthias Schoenaerts) è padre di un bellissimo bambino di cinque anni, del quale non si è mai troppo curato, e che lei, Stephanie (Marion Cotillard) convive con un compagno prepotente e possessivo.

 

Alì ha dovuto improvvisamente occuparsi del piccolo, poiché la madre, stufa di far tutto da sola, l’ha lasciato a lui: li incontriamo mentre arrivano in Costa Azzurra, dove Ann (Corinne Masiero), sorella di lui, è disposta ad accoglierli entrambi nel suo alloggio di periferia di una città balneare,che potrebbe essere Antibes, ma che, in ogni caso, è poco riconoscibile, perché altro non ci viene mostrato che una squallidissima banlieu di anonime case, di gru e di cantieri.

In quella città, egli cerca e trova un lavoro da buttafuori presso un locale notturno, dove, appunto, conoscerà lei, essendo costretto a difenderla dai maschi che, vedendola sola, la ritengono, perciò stesso, disponibile. Alì è sempre molto efficiente in queste operazioni: saprà magari fare poche cose, ma a  botte è bravissimo: ha per il proprio corpo le cure attente che non ha mai avuto per il figlio, d’altra parte il corpo gli dà da vivere!

 

 

Anche Stephanie vive del proprio corpo, ma non come credono molti suoi importuni ammiratori: la sua scattante agilità e un costante allenamento le permettono di esibirsi all’acquario della città dove addestra alcune orche marine che obbediscono ai suoi cenni e ai suoi ordini con grande levità ed eleganza.

 

 

Questo lavoro, rischiosissimo, le piace, perché adora essere ammirata e applaudita, ma sarà proprio il suo corpo a fare le spese dell’improvviso imbizzarrirsi di un’orca che le troncherà le gambe.

 

La donna, così dolorosamente colpita, cercherà Alì, che, dopo aver saputo la notizia dalla TV, si era eclissato rapidamente (non diversamente, del resto, dal suo aggressivo ex fidanzato). Egli, però, adesso, si farà carico di aiutarla offrendole qualche passeggiata, qualche bagno in mare, nonché un po’ di sesso, purché lei lo voglia e glielo chieda esplicitamente, col segnale convenuto via sms.

 

Il giovanotto dà per scontato che le cose debbano avvenire entro determinati limiti, e che perciò i loro rapporti non debbano oltrepassare un’affettuosa e occasionale fisicità, senza alcuna implicazione sentimentale.

Ha altro a cui pensare: deve allenarsi, ora, anche per accettare le sfide di molti energumeni che danno vita a un mondo di scommettitori clandestini, mentre bellissime donne lo corteggiano, attratte dai suoi muscoli e dai soldi che nel frattempo si sono moltiplicati.

Il suo cuore, però, diventa sempre più gelido e sempre più lontano da lei, dai suoi parenti e dal bambino.

 

 

 

 

 

e il gelo del cuore si sfa...

 

In questa luce, acquista un potente valore simbolico l’episodio decisivo del film: quello del salvataggio in extremis del figlioletto, che sta per soffocare sotto la crosta del  ghiaccio che l’ha inghiottito e che Alì riuscirà a rompere, con la forza della disperazione, mentre si scioglierà parallelamente quella sua durezza e quell’insensibilità da incassatore di colpi, così ben raccontata nel corso del film. Anche Stephanie avrebbe avuto, in quel nuovo cuore, il posto tanto desiderato, ricevendo. infine, una difficilissima e inattesa dichiarazione d’amore. 

Il bel film  si snoda con perfetto equilibrio, mantenendosi dentro un’ elegante e nitida narrazione, che non indulge al patetismo, né alla pornografia del dolore.

Il dolore è nel mutare impercettibile dello sguardo di Stephanie, attrice di inarrivabile bravura, o nell’espressività del bambino, che a poco a poco regredisce nel gelato liquido amniotico di quella pozza d’acqua in cui assume, oltre che la posizione fetale, anche l’aspetto tenero e indifeso del feto che a occhi chiusi attende di nascere a nuova vita.

 

 

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