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Un sapore di ruggine e ossa

Regia di Jacques Audiard vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Un sapore di ruggine e ossa

di andenko
7 stelle

Alla base di tutti i contrasti presenti nel film, c'è la provocazione del regista: "Siete così sicuri che la brutale superficialità porti solo danni? In alcuni casi, è l'unica via per lenire la solitudine". Voto: 7-

ATTENZIONE!!! Recensione vietata ai minori di anni 18 e ai cuori troppo sensibili!

Poiché non sono in grado di analizzare i parallelismi con "Il profeta", precedente pellicola del regista Audiard che purtroppo non ho visto, mi contenterò di ispirarmi a un altro "Profeta", un tale così soprannominato perché dispensava perle di saggezza nelle bettole di paese che frequentavo da giovane.

Il Profeta amava pontificare. Una delle sue massime preferite era che un uomo dovrebbe scopare tutte le donne che gli capitano a tiro, senza far troppo lo schizzinoso. Perché, diceva: «La f... l'è semper f...; 'l büs l'è semper büs».

Confesso che all'epoca rimanevo perplesso di fronte alla brutalità della rivelazione. Nonostante fossi nel pieno delle mie tempeste ormonali, l'ideale dell'amor cortese, che sciaguratamente ci inculcano nelle menti fin da bambini, mi impediva di coglierne la profonda verità.

Ora, finalmente, "Un sapore di ruggine e ossa" mi ha tolto il velo dagli occhi. E badate bene che sono serio!

Il tema che Audiard si propone di esplorare è molto delicato. La bella e audace Stephanie (Marion Cotillard), che ama vestirsi in modo provocante per farsi guardare dagli uomini, perde le gambe in un tragico incidente. È sola e svuotata di ogni voglia di vivere, finché non incrocia la strada di Ali, violento venticinquenne senza un soldo e con un figlio a carico.

A questo punto la deriva "Quasi amici" sembrerebbe inevitabile (c'è pure il corredo della discriminante etnico-razziale). Invece no! Forse anche il giovane Audiard ha frequentato le mie stesse bettole e, grazie al Profeta, si salva in corner.

Ali propone a Stephanie di praticare il coito (© Sheldon Cooper). Lei, dopo qualche titubanza, accetta. E dopo aver scoperto che la sua cosina funziona come quella di tutte le altre donne, diventa secondario il fatto di non avere più le gambe.

Il film non è solo questo, beninteso. C'è una vera storia, drammatica e violenta, seppure indebolita da colpi di scena alquanto convenzionali. L'unico vuoto di sceneggiatura, secondo me, è la sequenza in cui Stephanie viene investita del ruolo di manager di Ali. Ci si doveva arrivare in modo diverso, così è poco credibile. Ma tutto il resto funziona, perfino il tragico-commuovente happy end.

Alla base di tutti i contrasti presenti nel film, c'è la provocazione del regista: "Siete così sicuri che la brutale superficialità porti solo danni? In alcuni casi, è l'unica via per lenire la solitudine".

Ecco che cosa intendeva il Profeta con quella massima! Da oggi, per me, Audiard è il suo ermeneuta ufficiale.

Voto: 7-

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