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Il padrino

Regia di Francis Ford Coppola vedi scheda film

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La recensione su Il padrino

di cazzeggiatore del millennio
10 stelle

L’amore (per la famiglia) ai tempi della mala.

1

Le vicende della famiglia Corleone: gli usi mafiosi nell’affresco delle mille vicende umane che fanno da fulcro.

Il talento di Francis Ford Coppola ora come ora è risaputo, certo che ai tempi – pur già con una certa esperienza alle spalle – deve aver colpito forte e ben in fondo un po’ a tutti con quest’opera. Un’opera al cardiopalma dove sì spesso il ritmo è scandito da tempi tesissimi e prolungati ma dove, anche, la trama non dà respiro nel susseguirsi degli eventi, un po’ come un’esperienza sulle montagne russe, piena di ribaltamenti senza limiti: che sia il tirare la corda fino al colpo di scena, che in cinque minuti cambia le carte in tavola, o che sia l’azzardarsi di mostrare la violenza fino all’insopportabile; non ci sono proprio limiti. Questi soggetti loschi e feroci come pochi ci si aspetterebbe di vederli con la bava alla bocca, furibondi per la sete di sangue, ne “Il Padrino” invece sono sempre a capo chino, solennemente combattuti tra il cieco amore per la propria famiglia e la fredda spietatezza di dialoghi incentrati su come ammazzare il Pinco Pallino di turno, dialoghi durante incontri che iniziano tra pacche sulle spalle e che spesso finiscono con un massacro. Soggetti loschi tutt’altro che ortodossi, sottomessi a regole personalissime, ammazzano la gente dopo aver preso i pasticcini come fosse una delle tante azioni componenti la normale quotidianità, persone che nelle loro fastose stanze stanno come stanno i vampiri delle favole: sempre in penombra, in un inquietante religioso silenzio.

“Il Padrino” è considerato uno dei film più belli della storia, ma cos’ha in più rispetto a tanti altri che trattano gli stessi temi? Quando nomini Coppola c’è poco da chiedersi dato che non butta via un’inquadratura; le scene epiche – entrate nell’immaginario collettivo in maniera preponderante – parlano da sole; già queste due cose basterebbero a giustificarne il successo, eppure questo film fa anche di più: mostra la persona praticamente nuda. Tra soldi ed assassinii c’è il padre pacato; i fratelli (quello ribelle, quello distaccato, quello fedele e quello scemo); la sorella, donna maltrattata dal marito; ed i vari personaggi che entrano in affari con i Corleone, dall’accondiscendente all’orgoglioso, dal debole al traditore. Una descrizione che va quasi oltre la rappresentazione della società, la deviata società mafiosa forse più vicina a noi di quanto non crediamo dal punto di vista umano, la rappresentazione che si vuole fare punta più in fondo, quasi fosse l’uomo stesso quello che il regista aveva in mente di rappresentare. Morti e drammi a mettere insieme i pezzi di una famiglia intera per una storia che vuole raccontare molto di più, vuole andare in fondo grazie ad attori di sicuro ben diretti (che poi nel tempo han saputo inoltre riconfermare più volte le loro capacità) ma anche accompagnati da quei toni da tragedia greca, toni forse più utili allo spettatore che alla qualità stessa della pellicola, un invito a cercar di capire quell’analisi profonda dell’uomo che stava nelle intenzioni del regista; ecco cos’è a parer mio questo film.

Una storia comunque onesta, il regista non sbaglia una scelta per quanto riguarda la messa in scena soprattutto in certe scelte molto (giustamente) fastidiose, sì perché se la vicenda umana è forte e se l’affresco è solenne, comunque si stanno trattando temi di malavita; per cui quando si muore lo si fa veramente e come dei cani per di più – che siano i buoni o i cattivi, quello figo o il pezzente – chi muore lo fa sempre e comunque come un cane: questa dissacrazione dell’antieroe, assieme alle musiche a dir poco epiche e a tratti inquietanti, rendono questa un’opera impeccabile.

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