Regia di Francis Ford Coppola vedi scheda film
"Mai dire a una persona estranea alla famiglia quello che c'hai nella testa."
~Don Vito Corleone
Dopo lunghissimi anni di attesa, ho finalmente visionato l'opera più celebre di Francis Ford Coppola, regista che ha sicuramente centrato la sua freccetta nel grande bersaglio del cinema contemporaneo e non. Non è semplice esprimere un parere, o direttamente scrivere una recensione sul capostipite dei film di mafia, sicuramente uno dei pochissimi che mi ha realmente intrattenuto, sia per quanto riguarda la magistrale interpretazione dei personaggi, sia per l'estetica (quindi le scenografie, le location) magica del film. Un divino Marlon Brando rappresenta Il Padrino, un don immigrato siciliano che, da anni vive con la sua famiglia a New York: un giorno dopo dal matrimonio di sua figlia Connie, egli si scontra con il minaccioso clan Tattaglia, famoso per commercializzare droga; morale della favola, subisce vari colpi di pistola e rischia la vita. Ad accompagnarlo in questa tragica storia è il figlio Michael, interpretato da un giovanissimo Al Pacino, il quale chiede vendetta. Probabilmente, a rendere più realistico e suggestivo il racconto è sicuramente stato il periodo storico, che periodicamente (scusatemi per il gioco di parole voluto) viene ricordato tramite degli intermezzi: le abitudini, il linguaggio, ma anche le automobili e molto altro. È bastato veramente poco a creare quel non so che di atmosferico in grado di poter innalzare la potenza del film, già iconico per chi non lo avesse mai visto prima. D'altronde, chi come un siciliano come me poteva meglio capire i dialoghi in dialetto? Non dico che mi ha fatto sentire come a casa, anche perché non è così, ma sicuramente è stato parecchio d'ispirazione per me.
Forse l'unico vero film di mafia che merita.
9+.
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