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Il padrino

Regia di Francis Ford Coppola vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Il padrino

di ethan
10 stelle

'Il padrino' di Francis Ford Coppola è un capolavoro assoluto di vibrante bellezza che non perde mai il suo fascino, intatto ad ogni visione.

Tratto dal romanzo di Mario Puzo e cosceneggiato dallo stesso a quattro mani con il regista italoamericano nativo di Detroit, 'The Godfather' vinse alla notte degli Oscar i premi come miglior film, attore protagonista (Marlon Brando, seppur rifiutato) e appunto sceneggiatura non originale ma mancò purtroppo ben sette candidature, tra cui le più meritevoli del premio erano quelle per la regia, l'attore non protagonista - dove c'era proprio l'imbarazzo della scelta fra Al Pacino, Robert Duvall e James Caan - ed il sensazionale montaggio, grazie al quale Coppola dà al film un ritmo epico.

Il film coniuga felicemente elementi da tragedia greca al film di gangster e risulta perfetto sotto tutti i punti di vista: nella descrizione del microcosmo mafioso di origine italoamericana, costituito dalla ripetitività di riti e cerimonie come matrimoni, battesimi, funerali, di legami familiari basati su onore e rispetto, ma anche intrisi di tradimenti che generano conflitti insanabili, che vengono risolti - nella maggior parte dei casi - grazie all'uso di violenza inaudita, che si 'tramanda' da una generazione all'altra.

Nelle dinamiche del Gangster Movie, dove anche qui le lotte tra gang rivali mirano al potere e al controllo di ogni qualsivoglia fonte che possa garantire denaro, senza esclusione di colpi, ma con un'approccio al crimine diverso tra un clan e l'altro: la famiglia Corleone infatti, fino a quando è capeggiata da Don Vito (Marlon Brando) ha una visione 'tradizionale', quasi conservatrice delle attività criminose, mentre le altre hanno una maniera 'progressista' di fronteggiare le possibili fonti di guadagno, come ad esempio il racket della droga, causa scatenante della faida che provoca una scia di sangue incessante.

L'intricata e complessa vicenda si dipana nell'arco di nove anni - dal 1945 al 1954 - ed è ambientata principalmente a New York, con una importante parentesi in Sicilia ed una breve ma significativa sequenza nel Nevada ed è dominata dai due padrini che si alternano nella guida della famiglia Corleone: Don Vito, come già accennato prima, radicato a una concezione all'antica della sua figura dove ancora l'aspetto 'sentimentale', seppur in un ambito violento, la fa ancora da padrone; qui si viene a conoscenza dei componenti della famiglia, del clan e dei capi degli altri clan rivali che si contendono il potere; successivamente Michael (Al Pacino), la cui figura all'inizio è marginale per volontà del padre ma che, a poco a poco, è coinvolta nella spirale violenta degli eventi e, alla fine, assume il controllo della situazione, dimostrandosi, contrariamente al padre, ben più freddo e calcolatore, non esitante a eliminare chiunque trovi davanti a minacciare il suo potere.

In quasi tre ore assistiamo a un incessante snodo di folgoranti sequenze: passiamo da quella sontuosa del matrimonio della figlia del Boss Connie (Talia Shire) che serve a Coppola per farci conoscere praticamente quasi tutti personaggi principali del film, a quelle più tipiche da film gangster, con agguati - prima a Don Vito poi al figlio Sonny (James Caan) conclusosi tragicamente - sparatorie, pedinamenti, pestaggi, inframmezzati dall'importante intermezzo siciliano, improntato sulle radici, sull'elemento folkloristico della storia ma anch'esso chiuso in maniera violenta per arrivare al virtuosistico 'regolamento di conti' finale, in cui grazie ad un uso fantastico del montaggio parallelo, tutti i nodi dell'intricata storia vengono al pettine.

Eccezionale tutto il cast, con Al Pacino che svetta al pari di Marlon Brando, coadiuvato da uno stuolo di grandi che, oltre ai già citati, include Robert Duvall, John Cazale, Diane Keaton, Sterling Hayden e Richard Castellano nei ruoli più significativi.

Strepitosa la fotografia di Gordon Willis, peraltro non ritenuta degna nemmeno di una candidatura da parte di un'Academy in quell'annata, oltre che miope, anche daltonica.

Voto: 10.

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