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Il matrimonio che vorrei

Regia di David Frankel vedi scheda film

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La recensione su Il matrimonio che vorrei

di supadany
6 stelle

Film che più medio non si può, affronta comunque un tema inusuale in riferimento alla fascia d’età che si prende in considerazione, ma lo fa con fin troppo garbo, David Frankel non si prende rischio alcuno e lascia che la “baracca” venga sostenuta da due interpreti perfetti, quali sono a tutti gli effetti Meryl Streep e Tommy Lee Jones.

Maeve (Meryl Streep) non è contenta della piega che ha preso il suo trentennale matrimonio con Arnold (Tommy Lee Jones) e obbliga il marito a trascorrere con lei una settimana nel Maine per affrontare il loro “problema” con un famoso sessuologo (Steve Carell).

Da quest’ultimo, passo dopo passo, arrivano i consigli per aprirsi e riaccendere la fiamma, ma cambiare le proprie abitudini, passate o recenti che siano, è molto complicato per entrambi.

 

 

Quando la routine prende il sopravvento in una coppia, prima o poi arriva il momento in cui uno dei due sente che così non si può andare avanti e che bisogna dare una scossa, anche se poi il problema non alloggia quasi mai interamente da una parte sola.

Un film che manca di mordente, che alterna fasi leggere ad altre dove si manifestano diversi problemi, non trovando quasi mai scene impattanti (a parte forse un tenero involontario abbraccio nel sonno) e che finisce per l’essere ricordato “solo” per la presenza di due grandi interpreti, tra l’altro assolutamente funzionali ai rispettivi ruoli.

Meryl Streep riesce a tenere sotto controllo le tante derive a cui rischiava di andare incontro la sua Maeve, mentre dal canto suo Tommy Lee Jones non fa affatto fatica a tirare fuori il lato burbero e comunque insieme formano una gran bella coppia.

Purtroppo David Frankel non ci aggiunge molto, con un tratto psicologico non proprio finissimo e poi ovviamente non manca l’inevitabile accomodamento finale che sembra proprio esserci stato appiccicato senza tanti riguardi.

Un lavoro che nonostante le possibilità non mancassero, a partire dal materiale umano (anche un Steve Carell molto misurato non sfigura affatto) per arrivare alle varie situazioni “improbabili” da raccontare, si accontenta di fare il compitino, variando tra leggerezza e sentimento, a sua volta declinato tra delusione e gioia, senza ricavarne grandi benefici.

Sufficiente e nulla più.

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