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Qualcosa nell'aria

Regia di Olivier Assayas vedi scheda film

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La recensione su Qualcosa nell'aria

di logos
8 stelle

Dopo il maggio francese, la lotta continua nelle strade, nei collettivi, a sostegno della classe operaia, inseguita da una borghesia intellettuale che da una parte vuole mettersi a capo dello stesso movimento operaio ma dall’altra è affascinata dal linguaggio della forza lavoro che pare essere di rottura contro la tradizione da cui provengono gli stessi intellettuali, giovani e meno giovani. Giovani e meno giovani, dunque, che, sballottati tra il senso di frustrazione di essere borghesi e di ribellione contro questa frustrazione, diventano anime inquiete, alla ricerca di una verità totalizzante, ma che poi deve essere continuamente ridiscussa, radicalizzata, forse perché quel senso di frustrazione, come un destino, resta inaggirabile, ma proprio per questo spinge a nuovi dogmatismi e al tempo stesso a nuove rotture, andando a realizzare, nel bene e nel male, una generazione che, per prove ed errori, ha creato un fronte innovativo destabilizzante, senza il quale, oggi, comunque sia andata, saremmo messi ancora peggio.

 

Il regista riprende tutto questo après mai, senza demonizzare o miticizzare, focalizzando la storia degli iniziali anni 70 su un gruppo di giovani adolescenti, in particolare su Gilles, che come tutti gli altri suoi coetanei è attraversato da una grande storia che chiede tutto da quei giovani: impegno politico, intellettuale, artistico a tutto campo, con un codice morale contro le convenzioni, verificato con la sperimentazione nell’amore libero e nelle droghe, il tutto all’insegna di una rivoluzione molto impegnativa, che coinvolge il personale e il sociale, nell’orizzonte in cui tutto diventa politico, nel senso che solo nel politico il personale e il sociale diventano due facce della stessa medaglia, non coercitiva, ma militante.

 

Nessuno è in grado di tener a bada tutte queste variabili esplosive. Il regista Assayas mette ben in evidenza che un simile sforzo da parte di ogni singolo è votato a cadere nel caos o a irrigidirsi in qualche definizione, ma proprio per questo si tratta di uno sforzo ancora più apprezzabile nella sua velleità, perché proprio quel caos e quelle definizioni diventeranno lo slancio per un avvenire, che seppur fallito nell’essenza, sarà tanto gravido di speranze da portarci sino agli Novanta, e tramite questi, fino ad oggi, ancora con i nostri gusti, “tra la testa e gli occhi”; e la malinconia che si sente vibrare in tutta la pellicola forse proviene da noi che la contempliamo, e che ancora storditi ci fa chiedere come è stato possibile essere così ingenui, e come è possibile che oggi almeno un briciolo di quell’ingenuità non ci faccia fare uno scatto in avanti.

 

Un film che come ricordo esistenziale del passato e del proprio passato, parla anche al nostro presente, non tanto per metterlo sotto accusa, ma per far vedere come proprio attraverso i mutamenti qualcosa di allora è ancora rimasto nell'aria e tuttavia quel qualcosa di allora, proprio perché è rimasto, va rivisitato, ripreso, non più dato per scontato, come un tesoro interiore, che, quasi fosse per l’età che ci portiamo, abbiamo ancora la fortuna di custodire gelosamente; no, quel qualcosa va rivisto, spiegato, va ridetto, soprattutto deve essere dato alle nuove generazioni, perché se il giovane Gilles è potuto diventare Assayas lo deve in parte a quei giovani più adulti che lo strattonavano di qua e di là, ora verso la rivoluzione, ora per verso le droghe e le musiche psichedeliche, ora verso il cinema politico con i suoi dibattiti e controdibattiti. Anche perché Gilles non è soltanto un ragazzo degli anni 70, ha anche tutte le qualità di un ragazzo dei nostri tempi, cioè la capacità di mantenere una certa distanza da tutti i clamori (cosa rara un tempo), solo che, a differenza dei giovani d’oggi, era insaziabile di curiosità, non perché voleva mettere il naso dappertutto, ma perché voleva essere nel mondo con tutto se stesso, con tutte le sue proprie possibilità, a costo di straordinarie rinunce.

 

Un film dunque declinato anche al presente, che attraverso quella splendida generazione di Gilles vuole trovare un ponte non solo con i suoi superstiti, ma soprattutto con i giovani d’oggi, che hanno una marcia in più (meno ingenuità) ma una minore propensione all’essere nel mondo con tutta la loro presenza. Non è un film contro i giovani d’oggi o di ieri, ma un film che evidenziando i voli e le cadute dei giovani di ieri può essere un messaggio per i giovani d’oggi per rialzare la testa, ed e-sistere...

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