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Django Unchained

Regia di Quentin Tarantino vedi scheda film

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La recensione su Django Unchained

di Furetto60
8 stelle

"kolossal" Tarantiniano

Kolossal notevole,maestoso e sontuoso,omaggio al celeberrimo Django,di Sergio Corbucci con Franco Nero, che compare in un breve cammeo, non ha però niente in comune con il suo illustre  predecessore, ha fatto incetta di numerosi premi e riconoscimenti.

La pellicola narra la vita di Django Unchained, Jamie Foxx ,uno schiavo che viene liberato da un cacciatore di teste, alias Christoph Waltz, un ex dentista tedesco trasformatosi in "bounty killer",per dare la caccia ai fratelli Brittle ,il quale lo introduce alla professione divenendone maestro e mentore.Django impara in fretta, ma continua ad perseguire un solo obiettivo, riuscire a ritovare la moglie e liberarla dalla schiavitù a cui la costringe,Leonardo Di Caprio, perverso e luciferino proprietario di alcune piantagioni nel Mississippi, che si trastulla a guardare i suoi schiavi, animare combattimenti feroci e all'ultimo sangue.

Il film è perfettamente in linea e coerente con il cinema di Tarantino e cioè è estremo,eccessivo,smodatamente violento,appariscente e a causa di tutto questo, raccoglie una eguale quantità di critiche e di approvazioni,in breve, o lo si ama o lo si odia.Si nota anche in quest'opera, che Il regista pratica con  piacere il cinema, e lo  guarda con  lo stesso piacere , lo si vede in ogni sequenza,i riferimenti e le citazioni sono ovunque e ciò lo caratterizza precipuamente,Tarantino esprime tutto il suo amore per i film di Leoniana memoria e con un acrobatico e pindarico volo della sua sfrenata fantasia, riprende e  riesuma vecchi schemi narrativi per rinnovarli,in questo caso lo "spaghetti western" rivive in una accezione diversa e per certi versi ancora più spettacolare.

Il lavoro offre molti elementi di riflessione e esplora  temi importanti, come quello della schiavitù, piaga mai guarita del tutto e mai dimenticata,nella storia dell'America.La scena della lotta  tra schiavi, che si conclude prima con "l'estirpazione" degli occhi del perdente e poi con la sua uccisione, è brutale e truculenta, ma emblematica della concezione che perseguivano  i negrieri dell'epoca, che come gli antichi imperatori romani, godevano degli scontri sanguinari tra gladiatori,senza nutrire alcuna   considerazione umana e senza provare la benchè minima pietà.

 

 

 

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