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Dredd - Il giudice dell'Apocalisse

Regia di Pete Travis vedi scheda film

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La recensione su Dredd - Il giudice dell'Apocalisse

di Utente rimosso (CyberLuke)
6 stelle

Visto che i distributori italiani hanno decretato che Dredd 3D non deve – per nessun motivo – vedere la luce nelle sale cinematografiche italiane (e in tutto il resto del mondo, invece sì), celebriamo almeno la sua uscita nel circuito P2P con questa recensione. 

 

E, tanto per chiarire: in Italia non è uscito nessun blu-ray (o DVD) di Dredd 3D, né è stato annunciato da nessun distributore.

In Inghilterra, Francia, Germania, Spagna e compagnia bella, invece, è regolarmente schedulato sui vari negozi on-line, in modo che chiunque voglia legalmente vederlo e/o tenerlo, non ha che da fare un paio di clic e spendere una ventina di euro.

Noi, che di far restare i nostri soldi in patria magari vorremmo pure e ci piacerebbe anche fare le cose a modino, invece dobbiamo cercarlo per i vicoli, col bavero alzato e i baffi finti, come ladri, come cospiratori.

Affidarci a volenterosi traduttori, shakerare il tutto con VLC e piazzarci davanti il monitor a vedere se questo Dredd 3D si meritava davvero questo trattamento.

 

Se lo meritava?

No, perché di porcheria doppiata, pubblicizzata e distribuita sui nostri schermi ne è passata di molto, molto, molto peggio di questa.

E, sì, perché, in definitiva, Dredd 3D è un prodotto risibile, che nulla aggiunge o toglie al carisma del personaggio a fumetti ispiratore (di cui ho parlato diffusamente <a href="http://cyberluke2008.blogspot.it/2012/03/il-reboot-di-dredd-butta-maluccio.html">QUI</a>).

È, tanto per cominciare, un cui limiti di budget si vedono in ogni inquadratura.

A iniziare dalle location (il 95% delle riprese si svolge in un condominio – sì, avete letto bene, un condominio, grosso quanto vi pare ma un condominio, fatiscente quanto un Corviale qualsiasi e con una patina di hi-tech sottile quanto una ragnatela), per proseguire coi costumi (ridicolo il casco oversize di Dredd, secondo me l'avevano fatto sulla testa di qualcun altro e quel poveraccio di Urban se l'è dovuto tenere così), i mezzi di scena (per motociclette e armi si è andati pesantemente di riciclo, e si vede) e l'impiego di CGI (che normalmente non tengo in chissà quale considerazione, ma che in un film di fantascienza magari dovrebbero avere un certo ruolo).

Ma, la storia, la storia, com'è?

Nulla di nuovo sotto il sole. A Dredd viene affidata una recluta (l'aspirante giudice Anderson), che ha una giornata per qualificarsi agli occhi del giudice (poliziotto) di strada più anziano. Vi ricorda qualcosa?

Tipo, il soggetto di giusto dieci o venti film di genere? A me, sì.

E poi, che succede?

Che i due buoni si ritrovano bloccati nel megacondominio di cui sopra, che altro non è che il territorio di una feroce gang di spacciatori di droga. E devono uscirne vivi.

Anche qui, insomma, non è che ci si sia da alzarsi in piedi a battere le mani per originalità (leggo che il recente The Raid di Gareth Evans proponga una sceneggiatura sostanzialmente identica). Eppure, sarebbe bastato attingere a una qualsiasi delle belle graphic novel firmate Ezquerra per farsi venire almeno un paio d'idee migliori di questo brodo riscaldato.

Perché il personaggio di Dredd, che magari sarebbe dovuto essere il centro della vicenda, trattandosi di un film intitolato a lui e che, almeno nelle intenzioni della produzione, avrebbe dovuto rilanciarne il franchise, finisce col restare sullo sfondo, piatto, senza spessore, senza guizzi, senza battute.

L'eroe, anche se parlare d'eroe non è corretto, non ha nessuno sviluppo, nessuna crescita, nessuna crisi e nessuna rinascita, e conclude il film esattamente come l'ha iniziato.

Pagando (salato) il prezzo dell’averlo voluto rappresentare fin troppo fedelmente rispetto la sua controparte fumettistica.

Il problema è che il cinema utilizza un linguaggio diverso da quello dei fumetti, e un bravo regista sa dove è il caso di intervenire, smussare, limare o accentuare. Il Batman di Nolan è profondamente diverso da quello dei fumetti (ok, forse troppo), ma il risultato sono tre film che comunque vincono sotto il piano emozionale.

Dredd, ritagliato così com'è dalle pagine di 2000AD, è un fantoccio, non ha un volto (come nel fumetto, non si toglie mai l'elmetto), non ha una personalità definita, è più un celerino privo di sense of humor, privo di debolezze, determinato come un Terminator ma senza avere il fascino di una macchina vivente.

Ammetto che Dredd è ben difficilmente filmabile, ma allora probabilmente ci sono andati più vicino Cannon e Stallone nel 1995 (almeno nei primi quaranta minuti della pellicola, prima che il film cessi di essere Dredd e diventi un normale film di Stallone).

Non voglio tornare su quello che secondo me è un delizioso esempio di action-movie mid-anni novanta e che riesce a farsi perdonare un mucchio di cose (prima tra tutte quello di non essere un film su Dredd), ma a fare il confronto – dopo la bellezza di diciassette anni – il nuovo Dredd 3D ne esce, alla meglio, come un buon tentativo clamorosamente fallito, un prodotto prevedibile, bollito, la cui ultraviolenza, oltre a non essere neanche quella una novità, non basta ad elevarlo come action d'autore ma, semmai, a non catalogarlo come entertainment per nerd e fumettari che poi andranno a caccia di merchandising (Avengers e i suoi epigoni).

Se vi basta, può valere lo scaric... ehm, l'acquisto (non in Italia, eh, che noi non siamo degni).

Altrimenti, vi consiglio di recuperare il Dredd di stalloniana memoria. Il dvd si trova a cinque euro, e se non volete spendere neanche quelli... beh, sapete dove cercare.

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