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Thin Ice - Tre uomini e una truffa

Regia di Jill Sprecher vedi scheda film

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La recensione su Thin Ice - Tre uomini e una truffa

di marcopolo30
8 stelle

Thriller grottesco ambientato nel gelido inverno del Midwest USA che per trama e toni grotteschi non può non riportare alla mente il mitico “Fargo” dei fratelli Coen. Molto ben congegnato lo script e ottimo il cast. Velo pietoso invece sul cervellotico (sotto)titolo italiano.

Impossibile guardare “Thin Ice – Tre uomini e una truffa” (lasciamo per ora da parte il geniale titolo italiano, ci spenderò due paroline a fine recensione) e non pensare all'immenso “Fargo” dei fratelli Coen: il Midwest Americano, il ghiaccio e la desolazione invernale, un crimine, i toni grotteschi. Non saprei dire sell'autrice di questo film abbia usato “Fargo” a mo' di bussola o se le similitudini sono casuali, ma dovendo puntare il mio euro opterei per la prima opzione citata. Non siamo però in campo copia-incolla, badate bene, e “Thin Ice” vive di vita propria, respira e gode anzi di ottima salute. Il plot ha come suo fulcro l'incontro tra un agente assicurativo privo di scrupoli e un anziano pensionato di un paesino del sopracitato Midwest. La vita del primo sta andando a rotoli, il secondo possiede un violino di gran valore, il primo decide di soffiare il violino al secondo. Solo che le cose si complicheranno in un crescendo di colpi di scena notevole inventiva. Oltre che su un solido script, la regista è poi brava a dare al tutto il giusto ritmo, e cioè sufficientemente “allegro” per tenere sempre alto il livello dello spettatore, senza però mai virare verso quell'ipercinetismo che non permetterebbe il pieno assorbimento delle nuove, continue informazioni. Per quel che riguarda il cast, funziona la coppia protagonista formata da Greg Kinnear ed Alan Arkin, che tornano insieme dopo i fasti di “Little Miss Sunshine” di un paio di anni prima, ma meritatissima menzione anche per il meno noto Billy Crudup nel ruolo del delinquente da sue soldi. Tornando ora sul titolo italiano, sebbene quello originale inglese poteva risultare di difficile traduzione, trattandosi di un sottile doppio senso che tradotto letteralmente perderebbe di significato, verrebbe spontaneo pensare che, pur volendo a tutti i costi aggiungerne uno nella lingua di Dante, abbia questo un qualche legame con il film. “Tre uomini e una truffa” non c'entra invece praticamente niente con quello che viene mostrato/raccontato in “Thin Ice”, e la cosa spinge a riflessioni estreme del tipo: ma i titolisti italiani sono professionisti pagati o pinco pallini raccattati a caso per strada per lavorare gratis e che devono quindi scegliere il titolo senza nemmeno aver visto il film? Si accettano ipotesi.

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