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Tabù

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Regia di Miguel Gomes

Con Teresa Madruga, Isabel Muñoz Cardoso, Ana Moreira, Laura Soveral, Carloto Cotta Vedi cast completo

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Trama

Una vecchia signora dal forte temperamento, la sua badante capoverdiana e una vicina di casa da sempre impegnata in cause civili condividono lo stesso pianerottolo di un condominio di Lisbona. Alla morte dell'anziana, le altre due vengono a conoscenza di un episodio del suo passato, legato a un'intrigante storia d'amore e di crimine che questa aveva vissuto tempo prima nella lontana Africa, rompendo ogni convenzione sociale.

Approfondimento

 

DONNE DI FAMIGLIA

Non è facile ritrovare nel cinema un film che presenti la quotidianità di tre donne ordinarie, caratterizzate dal non avere nessuna peculiarità o tratto distintivo eccezionale. Le tre protagoniste - Pilar, l'ottantenne Aurora e la cameriera Santa - sono donne dal forte temperamento che è possibile incontrare nella vita di ogni giorno, tanto che per descrivere Pilar il regista Miguel Gomes ha scelto di ispirarsi a una presenza femminile della sua famiglia: una donna sulla sessantina, sul cui grado di parentela con il regista vige il riserbo più assoluto, che ha sempre vissuto da sola, che frequenta regolarmente la chiesa, che si occupa di attività umanitarie e che ama il cinema, tanto che fu lei a trasmettere al regista la sua stessa passione quando ancora si trovava in tenera età, invitandolo a guardare i film in casa sua. È inoltre stata anche lei a ispirare Tabu, raccontandogli la storia del suo rapporto con un vicina di casa paranoica, convinta di essere vittima di maltrattamenti - peraltro mai dimostrati - da parte della sua cameriera nordafricana.

UN FILM D'ALTRI TEMPI

La peculiarità di Tabu, film che sin dal titolo e dal nome della protagonista ottantenne omaggia il cinema di Friedrich W. MurnauTabù (1931)Aurora (1927) -, è costituita da due scelte a prima vista curiose. Al bianco e nero della fotografia che accompagna tutto il film si affianca, infatti, anche una seconda parte senza dialoghi, in cui a raccontare la vicenda è una voce fuori campo. Più che realizzare un film muto, il regista aveva la precisa intenzione di farne rivivere l'essenza e la bellezza proponendo la visualizzazione di un racconto con il punto di vista di chi sta ascoltando: mentre la voce di Pilar ripercorre i ricordi del suo amore giovanile con Gian Luca Ventura come se fosse una sequenza di didascalie scritte, le immagini restituiscono ciò che Pilar e Santa stanno concretizzando nelle loro menti mentre leggono le lettere d'amore che i due sfortunati amanti si scambiavano. Come quando di fronte ai primi filmati del cinema muto, lo spettatore è lasciato libero di ricostruire un proprio percorso di significati e assorbirlo in base alle proprie aspettative socioculturali. Per raggiungere tale risultato, è stato chiesto anche agli attori in scena di muovere le labbra come se parlassero ma senza dire nulla oppure di dire le prime cose che passavano loro per la mente per poi eliminare il sonoro e aggiungere la voce narrante fuori sincrono.

In una ricerca di un mondo che non esiste più, Tabu è un malinconico viaggio sul trascorrere del tempo e sulle cose che inevitabilmente scompaiono pur rimanendo impresse nella memoria come immagini e fantasie. Di conseguenza, anche la scelta dei non dialoghi è dettata dalla volontà di far coincidere la storia narrata con l'evoluzione tecnologica del cinema. Si va indietro di più di 50 anni: dalla vecchiaia alla giovinezza, dal senso di colpa mai metabolizzato al tempo delle avventure eclatanti, da una società post coloniale a una degli anni Sessanta mossa solo dal desiderio di espansione e dalla forza dirompente della follia (sentimentale, sociale e politica), da un paradiso esistente a un paradiso perduto, da un cinema girato a 35 mm a uno primordiale, che con i suoi 16 mm si è ormai estinto. 

 

 

 

 

 

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Recensioni

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Le classifiche non sono il mio forte: scelgo un film e oh, forse avrei dovuto mettere quell'altro...e ma poi c'è, aspe', pure quell'altro che merita lo stesso...e per non fare torto a nessuno, non ne scrivo…

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Pelllicola anomala questo 'Tabu'' del 2011 del regista portoghese Miguel Gomes: lontana dal tempo, affascinante nel voler risultare retrò (realizzata in un bianco e nero sgranato) facendoci catapultare, con inteminabili flashback, nell'Africa coloniale portoghese dove la voce fuori campo ci 'prende per mano' e ci veicola in una storia d'amore struggente.   Diviso in 2 capitoli ('Il…

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Il fascino di questo secondo lungometraggio di Miguel Gomes, approdato al Festival di Berlino lo scorso anno, sta più nella forma  cinematografica che nella materia narrativa. Strutturato in due parti "Paradiso Perduto" e "Pardiso"  il regista portoghese dimostra capacità ed irriverenza nel dipanare una storia che parte dai frammenti  di vita  - presente -  di "singolari" figure femminili…

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TFF 2012 - ONDE - OMAGGIO A MIGUEL GOMES L'occasione della rassegna "Onde" per conoscere la cinematografia di Miguel Gomes fa sì che, con la visione di questo film, io mi imbatta nel secondo capolavoro assoluto del festival, assieme a quel Blancanieves di alcuni giorni prima, con cui condivide un accattivante bianco e nero e, almeno in parte e con diverse situazioni narrative (didascalie per…

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