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Sister

Regia di Ursula Meier vedi scheda film

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La recensione su Sister

di Kurtisonic
7 stelle

Che da poco più di vent'anni la palestra autoriale aperta dai fratelli Dardenne abbia sfornato fra i suoi estimatori una serie di cineasti che in qualche modo ne ricalcano le principali direttrici stilistiche soprattutto, e poi  di contenuto, e' un dato di fatto. Sono poi  gli sviluppi, i percorsi dei singoli a definire come raccolti quei segnali di profonda inquietudine che corrodono la società del benessere irraggiungibile in sostituzione di una società del bene comune che ha visto svanire i propri valori. La regista Ursula Meier al suo secondo lungometraggio compie un deciso passo in avanti rispetto ad Home, il suo esordio, non tanto verso un'estetica riconoscibile, ma verso il modo di appropriarsi di contenuti scomodi e fastidiosi. Simon ragazzino svizzero dodicenne sale quotidianamente in funivia dalla bassa valle per una stazione sciistica molto frequentata, dove ruba attrezzature e accessori da sci che  i frequentatori del posto lasciano a volte incustoditi. Rivendendoli una volta tornato a casa, ci ricava i soldi per sopravvivere insieme alla sorella maggiore Louise, sbandata e inaffidabile ....La regista Meier denuncia non tanto la mancanza di sostentamento come veicolo di esclusione sociale, ma la centralità culturale, trasversale e comunicativa che il denaro innesca nelle relazioni. Pur non rappresentandola con la modalità di ripresa canonica dei fratelli belgi, Meyer mette in atto quella stessa estetica del pedinamento senza ricorrere nè alla soggettiva nè all'oggettiva con la camera a mano che sta addosso ai protagonisti. Più tradizionalmente insegue quel tragitto dalla pianura alle piste da sci che metaforicamente rappresenta l'elevazione sociale, il nuovo valore che Simon cerca di dare alla propria esistenza corredandola con squarci scenografici che avvicinano il film alla convenzionalità dell’immagine. Il ragazzino s' inventa una nuova vita parlando con le persone, millanta una famiglia ricca e impegnata, si mescola fra quella classe sociale indefinita che deruba. Il dato reale però e' in basso, nel suo vero ambiente dove l'uso e consumo del denaro dovrebbe ricoprire il mezzo di congiunzione verso gli affetti e le relazioni. Troppo facile perchè ciò avvenga, anzi sembra complicare ulteriormente le cose. Senza entrare nella psicologia dei personaggi, la regista offre senza sconti e senza alibi alcuno la realtà dei due protagonisti e il loro agire, lavorando più sui volti e sulle espressioni che sull'esplicita'delle immagini. Tuttavia la Meier non ricorre ad una facile poetica del disagio, che era uno dei fattori di maggior debolezza del precedente film, ma nemmeno indugia neorealisticamente sui suoi protagonisti ridefinendoli eroicamente quali vittime del sistema. Li restituisce allo spettatore in tutta la loro primitiva inadeguatezza, alla disperata ricerca di una condizione materiale ed affettiva. Se restano comprensibili anche dopo gli snodi narrativi più forti la figura di Simon e le sue aspettative, e' Louise che concentra tutta la contraddizione di quei modelli  portatori di un'etica fasulla che contraddistinguono la società odierna. E'una giovane adulta, provata dalla durezza della vita, illusa forse di poter cancellare il suo passato, fa parte come il fratello di quelle generazioni  cresciute nel vuoto culturale, senza risposte dalla società senza altro riferimento che un controvalore materiale che sostituisca il vuoto relazionale ed affettivo delle persone. L'incomprensibilità della sua figura che nasconde una struttura assai complessa è l'elemento cardine su cui rileggere l'intero film mentre le altre numerose figure antitetiche sono fin troppo evidenti e talvolta paiono superflue. Non ci troviamo di fronte al rigore estremo della rappresentazione, ma l'attualità dei personaggi e i meccanismi che si celano nei loro modi di comportarsi mettono a nudo le debolezze della società che si ripercuotono violentemente sull'interiorità delle persone. Sister prefigura una nuova scala di ruoli e di funzioni, formative, educative e affettive nelle quali il denaro, "L'argent" bressoniano, mitiga le diversità, e mette chiunque sullo stesso piano. Senza fornire teoremi o risposte certe il film, ci abbandona dopo aver posto le domande giuste.

 

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