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Les Misérables

Regia di Tom Hooper vedi scheda film

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La recensione su Les Misérables

di supadany
8 stelle

Grazie alla vagonata di premi ricevuti da “Il discorso del Re” (2010), Tom Hooper ha l’occasione delle vita con la trasposizione cinematografica del romanzo di Victor Hugo nonchè del venerato omonimo spettacolo teatrale e la sfrutta al meglio, grazie ad una produzione lussuosa che non si fa mancare nulla e che gli permette di mettersi in gioco a tutto campo.

Dopo anni di carcere, Jean Valjean (Hugh Jackman) ha l’occasione di dare una sterzata alla sua vita, cambiando identità e facendosi un nome rispettabile, ma il poliziotto Javert (Russell Crowe) non ha mai smesso di braccarlo, ed ancora una volta si frappone sulla sua strada.

Quando la povera Fantine (Anne Hathaway), gravemente malata, gli parla di sua figlia Cosette (Amanda Seyfried) decide di prendersene cura come un vero padre, vivendo sempre nell’incertezza del domani, ma con la volontà di fare tutto ciò che gli è possibile per proteggerla fino a quando non troverà un uomo degno del suo amore.

 

 

Ad una storia ricca di pathos si abbina una potenza scenica affiatata alle sorti dei suoi personaggi, e l’introduzione dal respiro quasi biblico è già un gran colpo al cuore.

Si parla di musical, ma quasi non ce ne si accorge, se non per la bontà delle interpretazioni vocali, visto che si viene fin da subito rapiti dalle vicende che legano a doppio filo Jan Valjean, uomo bandito dalla società e che vuole solo essere un buon cristiano e Javert che interpreta rigidamente il suo ruolo da difensore della legge e quando entra in campo anche Fantine si toccano i livelli più alti di partecipazione per quelle ingiustizie sociali, ma anche per la volontà che sprona i personaggi a fare ciò che è giusto per il bene di quel poco che la vita ha concesso loro.

In tal senso la prima parte (capolavoro) straccia la seconda (discreta), una storia quasi spezzata in due, con dalla metà nuovi personaggi ed un centro un po’ spostato per quanto gli echi del passato non manchino a manifestarsi.

Straordinario il cast, Hugh Jackman è il valore determinante (per qualcuno che lo associa solo a “Wolverine” sarà una sorpresa, in realtà tra i divi hollywoodiani non credo ci fosse un altro attore adatto al ruolo cruciale di Jean Valjean) che segna tutto il film, Anne Hathaway nei panni di Fantine spacca letteralmente il cuore a metà (e vive ancor di più il ruolo per il fatto che sua madre fu prima sostituta a teatro); anche Russell Crowe ha esperienza in materia e caratterizza con precisione e vigore Javert, mentre Eddie Redmayne e Amanda Seyfried si difendono bene e la coppia formata da Helena Bonham Carter e Sacha Baron Cohen nel suo piccolo è uno spettacolo di purissima grettezza.

Una storia immortale, di quelle che creano un grande trasporto emotivo, il musical è un formato poco sfruttato al cinema odierno (almeno nella versione “impegnata”), ma che in questo caso si avvale di un insieme con quasi nulla lasciato al caso (a partire dal fatto che in tanti ruoli secondari sono chiamati gli interpreti teatrali stessi a fornire la propria esperienza) e valorizzato da una profusione d’impegno, canoro e rappresentativo che sia, che fa ulteriormente capire quanto “Les miserables” sia riverito.

Fedele e potente affresco senza tempo.

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