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Lincoln

Regia di Steven Spielberg vedi scheda film

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La recensione su Lincoln

di tobanis
7 stelle

Il terzo film che mi vede allineato col giudizio del grande pubblico, è questo e il suo 7,4 che ha su IMDB.

Inutile dire che mi aspettavo meglio, è ovvio; inutile dire che il buon Steven alla regia sono ormai quasi 10 anni che non ci regala il filmone, e comunque parlo di Munich, gran bel film, ma non un capolavoro. Qua continua a farmi pensare che ha smarrito il tocco. Ci sono molte inquadrature “tronfie”, “pesanti”, banalmente spielberghiane ma senza alcun sentimento dietro, senza alcuno scopo se non la routine, l’inerzia. Ok, qua e là il Maestro si vede, perché se d’ora in poi Spielberg anche facesse documentari sulle immondizie, con telecamera fissa, e basta, rimarrebbe comunque uno degli stragrandi del cinema, e ciò basti, però qua e là, solo qua e là il suo tocco… per Steven, non è abbastanza, ci si aspetta di più. Meno male che ci regala quell’inquadratura di Lincoln e il figlio alla finestra, coperti dalla tenda e inondati di luce, che ci ricordano la grandezza che fu e speriamo sarà. Intendiamoci, il film è carino, gli darò 7, le due ore abbondanti volano, ma in definitiva è sorretto in tutto e per tutto dalla straordinaria e incredibile prova di Danny Day Lewis, un mostro, una cosa incredibile, cosa aggiungere, l’unico a vincere 3 Oscar per attore protagonista, e meritati, e forse pochi. Il film è lui, lui e poco altro, anche perché girato quasi tutto in interni (spendendo poco, tra l’altro), e Lincoln è sempre presente, anche quando non inquadrato, o assente. Il titolo dice tutto, il film tratta gli ultimi pienissimi mesi della vita di Abraham, mesi che in poco tempo vedono la fine della guerra civile, la fine della schiavitù, e purtroppo pure la sua fine. Il film è prettamente politico, trattando soprattutto il tema della fine della schiavitù, e di tutte le manovre fatte per arrivare al voto e vincere contro ogni previsione, in un America dell’800 dove in un primo momento tutto pare al contrario, coi repubblicani favorevoli ad abolire, e i democratici che volevano rimanesse la schiavitù (!). Questo essere un film prettamente politico ha scontentato molti, leggo, e annoiato; a me invece è piaciuto. Il film ebbe un esagerata fila di nomination agli Oscar, ben 12, portandone a casa solo 2, e giustamente. Oltre a uno minore, quello per Day Lewis: indiscutibile, inutile perdere tempo davanti all’ovvio. Ma era candidato per il migliore film, vinto poi da Argo (che è un po’ meglio), ma già Vita di Pi è meglio, anche se Django unchained è di tanto meglio di questi, ma ci voleva forse troppo coraggio a premiarlo. E forse dice tante cose sulla schiavitù, più di una decina di Lincoln. Regia: con quanto sopra, mi pare ovvio che il premio sia andato ad Ang Lee, per Vita di Pi. Attore non protagonista: Tommy Lee Jones è bravo (eufemismo, è un mito), ma forse io qua non l’avrei neanche candidato. In questa tornata è surclassato da Christop Waltz, grandioso e comunque sempre un avversario formidabile. Attrice non protagonista: idem, la Sally Field qua è brava, come sempre, ma già per dire avrei preferito la Helen Hunt di The sessions (poi vinse la Hathaway, ma quello non l’ho visto). E così via. Insomma, 12 nomination destinate quasi tutte al massacro. Al botteghino invece il film è andato bene, per la gioia almeno quella dello Spielberg produttore. Ultimo appunto, alle musiche il grande grandissimo John Williams. Ebbene, avrei sperato non fosse lui, perché le musiche sono un altro dei punti deboli di questo film, retoriche, ingombranti, vera melassa che appesantisce ulteriormente. E pensare che il Lincoln emerge con il suo straordinario sense of humour….avrebbe disapprovato anche lui.

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