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Lincoln

Regia di Steven Spielberg vedi scheda film

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La recensione su Lincoln

di BobtheHeat
6 stelle

Dopo aver visto "Lincoln",  capisco perchè il film ha ricevuto molte nominations da parte della critica americana, ottenendo ovunque il riconoscimento per il miglior attore (dal New york Film Critics al Washington D.C. Area Film Critics Association, dai Broadcast Film Critics Association sino al Golden Globe) senza però mai vincere il premio per il miglior film e la miglior regia. Soprattutto comprendo perchè tra le tante nominations ricevute anche ai BAFTA (British Academy Film Awards) manchi quella per la regia. Come "The aviator" era un film di Scorsese senza Scorsese, "Lincoln" è un film di Spielberg "senza Spielberg". (Per alcuni, segnatamente per i suoi molti detrattori, potrebbe essere un bene: in fondo Lui è il simbolo "dell'odiata Hollywood"). O almeno, senza almeno “il miglior Spielberg”, quello capace di trasmettere commozione e di seminare momenti di grande Cinema in buona parte della sua filmografia. In questo caso quasi assenti. Questo perché il regista si è messo totalmente a disposizione del solido ma monocorde soggetto (la cronaca dei fatti non appassiona) firmato da Tony Kushner, già buon sceneggiatore (ho detto buon, non grande: lo ricordo come "grande sceneggiatore" in occasione di "Angels in America”) del non indimenticabile "Munich", per chi scrive, certo non uno dei migliori Spielberg (ovvero i vari Duel, Lo squalo, I predatori dell'Arca perduta,E.T.,Schindler List, nonostante il “legnoso” Liam Neeson, il mio “molto personale”  A.I. , …sai quante volte, di notte, ho desiderato ed implorato di riabbracciare mia madre ! sino al sottovalutato Prova a prendermi). Ora, capisco tenere a freno la retorica e la melassa che aveva compromesso il risultato di molti suoi altri film. Ma qui forse si esagera. Perché si finisce meramente per ben illustrare, compito non difficile se si pensa innanzitutto all’alto budget e che alla direzione della fotografia, splendida nel suo mirabile “giuoco” (scrivo così per ricordare mio padre) tra luci e ombre, c'è il fedele compagno di lavoro Janusz Kaminski, Suo vero “braccio destro”. In “Lincoln” perfino le orchestrazioni di John Williams sono meno presenti e potenti del solito. Insomma parliamo di una produzione imponente, attenta a ricostruire gli scenari e i costumi d'epoca con grande cura e attenzione. Di un film sicuramente importante perchè parla degli ultimi mesi di presidenza di Abramo Lincoln (senza farne una agiografia). E soprattutto su un momento chiaramente cruciale per la Storia degli Stati Uniti d'America e non solo: ovvero (l'appassionante ? purtroppo no !) processo che portò all'approvazione del 13esimo emendamento alla Costituzione Americana per l'abolizione della schiavitù poco prima (vedremo come) della fine della lunga e sanguinosa Guerra di Secessione. Un’impresa che sembrava impossibile, ottenuta con coraggio e caparbietà dal Presidente, grazie anche a non pochi compromessi e più di un “lavoro sporco” e legalmente discutibile (da allora nulla è cambiato: anche oggi si vendono voti in cambio di alte “poltrone”) . Eh sì, come si suol dire, “il fine giustifica i mezzi”: ma se si tratta di abolire la schiavitù , come non concordare? Basta tutto ciò per farne un grande film. Per molti sì ma non per il sottoscritto. Come sempre in film così strutturati, estremamente importante è la costruzione dei personaggi. Anche in questo caso il film presenta evidenti pregi ed altrettanti difetti. Sicuramente per interpretare Lincoln non poteva essere scelto attore migliore. Daniel Day Lewis infatti, come già spesso in passato (L’ultimo dei Mohicani,Gangs of New York, Il Petroliere) è immenso. Non si limita a fornire una grande prova ma ad impersonare e diventare letteralmente Lincoln. La Sua icona. Perfetto nella rappresentazione di leader militare e grande uomo di Stato, capace se necessario di muoversi “nel fango” meglio di chiunque altro, anche a costo di superare i limiti legali della Sua pur indiscutibile autorità. Sempre capace di ascoltare il popolo (ah se lo facessero anche i politici di oggi !) e viverne in prima linea le esperienze e sofferenze. (Splendida ad esempio la scena in cui detta il testo della missiva per gli emissari di pace, con il ricordo di Euclide: “ Things are that are equal to the same things, are equal to each other”). Cinematograficamente efficace come padre affettuoso del piccolo figlio. Funzionano molto meno invece il rapporto con la moglie, una alquanto noiosa Sally Field, generosamente premiata con la candidatura all’Oscar (e responsabile dell’unico momento in cui è presente il “peggior Spielberg” : ovvero quello della scena nel sotto finale in cui  il Presidente, fresco vincitore, azzarda ed esprime il desiderio di fare un viaggio in terra santa…no dai!) e quello con il figlio grande, Joseph Gordon Levitt , presenza di fatto inutile, non per colpa dell’attore (ovviamente) ma della scrittura e del regista. Chi auspicava arrivando persino ad esigere una candidatura all’Oscar per lui come anche di James Spader, solo una figurina (divertente? no) nel ruolo di W.N. Bilbo, o era spinto da fanatismo nei loro confronti o più semplicemente non aveva ancora visto il film. Corrette ma senza particolare interesse  le prove di David Strathairn nel ruolo di William Seward e di Hal Holbroock in quello di Preston Blair, anche perché il film non riesce a rendere interessanti i giochi di potere e le macchinazioni che vivono (dovrebbero) i loro personaggi. Mentre Tommy Lee Jones è semplicemente meraviglioso ad impersonare Thaddeus Stevens (questa sì, è una sacrosanta nomination Oscar) : lui ha sempre battute acide,  taglienti ed intelligenti, con o senza parrucchino, tanto in aula che in camera da letto. Se Spielberg lo avesse messo in scena più volte a duettare, in quella che sarebbe stata una vera gara di bravura, con Daniel Day Lewis, il film ne avrebbe certamente guadagnato. Voto : 6,5

 

Screen Actors Guild Awards :

 

Outstanding Performance by a Male Actor in a Leading Role

WINNER Daniel Day-Lewis

 

Outstanding Performance by a Male Actor in a Supporting Role WINNER Tommy Lee Jones 

 

   

Ps : il discorso del doppiaggio merita un breve discorso a parte. Specie in film giocati sulla scrittura e sulla parola, come anche in quelli con la voce narrante, assume particolare importanza. Personalmente, e questo in generale, pur nell’enorme rispetto dell’encomiabile lavoro dei nostri doppiatori, sarei molto ma molto favorevole all’immediata uscita in sala anche dell’edizioni originali. Solo così, è veramente possibile comprendere l’operato di un attore. Inoltre  preferirei che a doppiare venissero sempre chiamati “doppiatori di mestiere” per così dire. Venendo a “Lincoln” avrei dunque preferito che a doppiare Daniel Day Lewis ci fosse stato ancora una volta Pannofino (tra l’altro una delle mie voci preferite, ascoltatelo anche nei recenti The Master/Phili Seymour Hoffman e Flight/Denzel Washington) e non il pur bravo e volenteroso Favino. Ovviamente sentire Day Lewis (come almeno in parte chiunque altro) con la Sua voce, è tutta un‘altra cosa. Chiedetelo anche a Favino: avallerà senza indugio alcuno.

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