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Anna Karenina

Regia di Joe Wright vedi scheda film

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Lord Holy

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La recensione su Anna Karenina

di Lord Holy
4 stelle

Adattamento del celebre libro di Lev Tolstoj, prende però le distanze dal significato comune di trasposizione cinematografica. La colpa è probabilmente mia, nel non essermi informato abbastanza prima di affrontarne la visione, ma la sua impostazione mi ha lasciato letteralmente allibito, nel senso negativo e spregiativo del termine. Erroneamente nell'approccio, infatti, la mia mente era andata al grazioso Orgoglio e Pregiudizio (2005) dello stesso regista, che magari non sarà la miglior versione dell'omonimo romanzo di Jane Austen, eppure è dotato di quel prezioso gusto classico che ero convinto di poter constatare parimenti qui. Nulla di più illusorio.

La direzione di Joe Wright, purtroppo, s'aggrava ulteriormente nei difetti che all'epoca avevo riscontrato in Espiazione (2007). Là era una girovaga sequenza, dilatata a un'ora abbondante dai continui salti temporali, in una fallita imitazione di Christopher Nolan. Stavolta è invece uno sterile esercizio di manierismo, caricato di futili orpelli, inutili fronzoli e altre frivole amenità stilistiche. Venendo al dunque della mia critica, a mio avviso è pessima e inadeguata la scelta di ambientare il tutto in quel modo, negli interni di un teatro. Se da un lato l'idea di una dimensione da palcoscenico potrebbe ancora sembrare uno spunto originale di pregio, quantomeno in teoria, ben presto ogni speranza finirà per dover essere abbandonata, al procedere della fruizione. Non ci si può spingere a un effetto talmente surreale!

Si sia consapevoli di questo: i protagonisti si muovono costantemente tra palco e platea, cambi di scenografie e dietro le quinte, nei luoghi del teatro più disparati (dove gli attori manco potrebbero essere visti, se vi fosse un pubblico reale), sempre circondati da uno stuolo di comprimari e comparse dalle assurde movenze a passo di danza, in una coreografia tanto poetica quanto patetica e irrazionale. Davvero non se ne afferra il senso. L'attenzione non è posta dove si dovrebbe, distratta come inevitabilmente è da questo importuno e invadente superfluo, smarrendo pertanto il cuore pulsante della narrazione. Ci si sofferma sulla confezione che, anziché essere al servizio, si sostituisce a quanto da essa contenuto, perduto così senza troppi complimenti. Il sentimento latita, domina lo straniamento, ci si smarrisce e infine subentrano la noia, l'insofferenza, l'apatia.

Quindi, riassumendo, tali espedienti non rendono per nulla più interessante o coinvolgente il film. Al contrario, hanno l'unico esito di creare confusione e irritazione, spezzando un ritmo già in partenza non quel che si dice sostenuto. E dando talvolta l'impressione di un mero collage casuale di scene, privo di una logica apparente. Peccato che i personaggi risentano di questo clima: assai distanti dalla necessaria e appropriata empatia, faticano anche solo a valicare la "soglia" dell'indifferenza. Spiace veder dilapidati nomi di talento del calibro di Keira Knightley (Anna Arcadievna Karenina) o di Jude Law (Alexei Karenin).

Se non assegno il voto minimo è soltanto grazie alla bella fattura dei costumi e alla suggestione conseguita dalla colonna sonora di Dario Marianelli. Nulla da ridire su questo fronte, per fortuna, in pratica impeccabile. Ma il resto della sostanza è piatto, insapore e di un'anonima banalità. Più sobrietà, umiltà e una maggiore verosimiglianza sono gli ingredienti che avrebbero giovato. A che pro costruire pomposi arzigogoli, se il risultato è il sacrificio dell'essenziale? Se l'intento è quello di sperimentare nuove tecniche espressive volte a impressionare, che si abbia almeno il coraggio d'inventarsi un soggetto inedito, più funzionale all'inventiva e allo sfogo del proprio ego, senza il pretestuoso scomodare o peggio l'abusare della pregiata nomea di un titolo della letteratura (sfruttandone a proprio vantaggio la fama), per abbandonarsi poi a un irrispettoso tradimento della fonte d'ispirazione.

Sulla trama

1874. Energica e bella, Anna Karenina ha quello che tutte le sue contemporanee aspirerebbero ad avere; è la moglie di Karenin, ufficiale governativo di alto rango al quale ha dato un figlio, e la sua posizione sociale e reputazione a San Pietroburgo non potrebbe essere più alta. Anna si reca a Mosca dopo aver ricevuto una lettera da suo fratello, un dongiovanni di nome Oblonsky, che le chiede di raggiungerlo per aiutarlo a salvare il suo matrimonio con Dolly. In viaggio, Anna conosce la Contessa Vronskaya e, alla stazione, suo figlio, l'affascinante ufficiale di cavalleria Vronsky. Quando Anna viene presentata a Vronsky, scoppia immediatamente una scintilla di reciproca attrazione che non può essere ignorata – e non lo sarà.

Sulla colonna sonora

Dario Marianelli compone, con viva anima e sentita passione, un dignitoso comparto di sonorità di accompagnamento, confermando la sua proficua collaborazione con il regista. Capace di veicolare le emozioni, forte è la tentazione di chiudere gli occhi e smorzare le voci, restando in piacevole ascolto del solo frutto della sua opera.

Cosa cambierei

In generale tutto... fatta eccezione per la musica, per i costumi e (forse) per qualche interprete.

Su Joe Wright

Immola la sostanza dei contenuti sull'altare del puro narcisismo estetico.

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