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Anna Karenina

Regia di Joe Wright vedi scheda film

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La recensione su Anna Karenina

di steno79
8 stelle

Fra le tante versioni del romanzo di Tolstoi, l'Anna Karenina di Joe Wright è forse la più originale, e a livello di messa in scena segna un deciso progresso rispetto agli adattamenti precedenti, spesso troppo preoccupati di valorizzare la diva di turno, ma poco inventivi in fatto di regia. Basandosi su una sceneggiatura di Tom Stoppard, Wright opta per una stilizzazione di tipo teatrale che ci fa assistere a molte scene come se fossero ambientate su un immaginario palcoscenico (fra cui l'esempio più clamoroso è la sequenza della corsa di cavalli in cui Vronsky rimane ferito), e che risulta decisiva nel garantire alla pellicola un godimento visivo superiore alla media, rinforzato dalla larghezza di mezzi a disposizione e dalla sontuosità dei costumi e dell'apparato scenografico. All'inizio il film sembra costruito quasi esclusivamente sull'artificio della rappresentazione teatrale, ricordando per certi versi quanto fece Baz Luhrmann in "Moulin rouge", ma col procedere del dramma le dimensioni teatrale e cinematografica si confondono sapientemente, poichè non mancano sequenze ambientate in esterni reali, e nella parte finale lo stile sembra rinunciare a questo genere di stravaganze per concentrarsi soprattutto sulla tragedia incombente della sfortunata Anna. La sceneggiatura del grande drammaturgo Stoppard riesce a dare il giusto spazio anche alla storia parallela fra Levin e Kitty, spesso eliminata o poco valorizzata nelle versioni precedenti, e nella vicenda principale sembra prendere più le parti del marito tradito, interpretato da un sobrio e convincente Jude Law, che non quella di Anna o di Vronsky, rappresentati come esseri volubili, fragili e in balia di pulsioni auto-distruttive. Oltre al sorprendente Jude Law, nel cast si distingue soprattutto la protagonista Keira Knightley, coraggiosa nell'affrontare l'interpretazione di un personaggio sostanzialmente sgradevole a cui riesce a conferire un'ottima intensità di accenti, mentre Aaron Johnson è più fatuo, meno incisivo nella parte di Vronsky; fra i caratteristi il migliore mi è sembrato Matthew MacFayden che brilla verso l'inizio in alcune scene di tono comico-grottesco nel personaggio di Oblonsky. Probabilmente la Knightley non ha il carisma e l'aura divistica della Garbo ma, all'interno delle coordinate fissate dal regista, la sua performance funziona e mi è sembrata meritevole di riconoscimenti che, però, stavolta non sono arrivati, se non per qualche maestranza tecnica (Oscar per i migliori costumi a Jacqueline Durran; la colonna sonora dell'italiano Dario Marianelli, vincitore dell'Oscar per "Espiazione" dello stesso regista, stavolta si è fermata alla nomination).
voto 8/10  

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