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Paura

Regia di Manetti Bros. vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Paura

di maghella
8 stelle

Finalmente anche in Italia si comincia a rendere omaggio al buon caro cinema nostrano di genere giallo-horror degli anni '60/'70. “Paura 3D” è un film molto divertente, attento e intelligente.

 

Divertente, perché il genere di per sè lo è: la storia classica dei ragazzi scanzonati che partono per una festa o viaggio o altro e che si ritrovano in una situazione di puro terrore.

 

Attento, perché i fratelli Manetti sono stati attenti a tutti gli accorgimenti del caso. Hanno rispettato i tempi della storia: un primo tempo di descrizione dei personaggi, un secondo di svolgimento dell'azione. Hanno mantenuto la recitazione ad un livello medio-scarso, come era solito nei film horror americani degli anni '70, inserendo però, nel ruolo del personaggio chiave (l'orco), un attore di pregio come Peppe Servillo, abitudine questa delle produzioni italiane, anche le più scadenti.

 

Intelligente, perché non è un film di puro omaggio e citazione, ma di vera e propria interpretazione del grande insegnamento dei nostri maestri italiani di genere. Non a caso una delle prime scene del film è ambientata in un'aula scolastica del Dams con tanto di professore che spiega l'importanza dell'uso della luce e del colore nei primi film di Mario Bava (come non pensare a “6 donne per l'assassino” quando si parla di “luce e colore” con Mario Bava?).

 

Durante il primo tempo conosciamo i tre personaggi: Simone, Marco e Ale, che, approfittando della partenza del marchese Lanzi, si intrufolano nella sua villa, pensando di poter fare baldoria per un paio di giorni alle spalle del ricco ma ambiguo nobiluomo. Scopriranno presto che le cantine della villa nascondono una prigioniera, la povera Sabrina, rapita molti anni prima dal marchese, tenuta in catene e sottoposta a sevizie. Ovviamente, come insegna il caro e sempre moderno “Non aprite quella porta” di Tobe Hooper (1974), “non si entra nelle case degli altri “ (questo il tormentone del film, la frase che il marchese Lanzi dirà prima di usare le armi di tortura sul povero Simone), e dal momento del ritorno improvviso del marchese-orco, il film diventa sempre più ansiogeno e dal ritmo serrato.

Altra citazione gustosa per palati fini sono le immagini del film “I corpi presentano tracce di violenza carnale” di Sergio Martino (1973) che i ragazzi guardano alla televisione. Sono le immagini dell'inseguimento di una delle prime vittime in un bosco in un'alba nebbiosa, scena culto che verrà ripresa in tanti film americani come “Venerdì 13” di Cunningham (1980) e che i tre ragazzi del nostro film vivranno a loro spese nel secondo tempo.

 

Non mancano scene splatter grazie agli ottimi effetti speciali di Sergio Stivaletti (cavolo, usiamoli i nostri bravi tecnici e “artigiani” di mestiere) che si rifanno anche ai film di Dario Argento, come una spettacolare decapitazione (con tanto di spruzzo di sangue che fa venire in mente immediatamente “Tenebre” e la mutazione della Lario) e una coinvolgente impiccagione con tanto di sollevamento di scarpe dal suolo (subito alla memoria la scena di “Non ho sonno” e lo strangolamento della ballerina con le scarpette che volteggiano nell'aria).

 

Il film rispetta tutti i criteri del racconto del terrore, con tanto di inseguimenti, colpi di scena, momenti di pura tensione. Ho chiuso gli occhi e sobbalzato sulla poltrona un paio di volte (grazie anche al 3D, che secondo me nei film horror è doppiamente divertente). Il finale si dilunga un po', cercando in tutti i modi il colpo di scena d'obbligo che non arriva mai; ma sono ingenuità perdonabili e anche dovute.

La colonna sonora intreccia il rap romano di Pivio e la musica metal – tipica questa del genere horror - cercando così un punto di unione tra il moderno e il passato.

 

Peppe Servillo è davvero ottimo nella parte dell'orco, credibile, ambiguo e animalesco.

Le scene dei titoli di testa sono molto belle e aiutano ad entrare nell'atmosfera da favola nera, con quelle pagine tridimensionali dei libri per bambini, che mi impressionavano tanto da piccina.

 

Insomma questo film mi ha divertito tantissimo, credo che i Manetti Bros si siano sforzati tanto nel recuperare un modo di raccontare con le immagini appartenente al passato recente, che ha arricchito molto il cinema, ma che è stato per troppo tempo snobbato in patria.

Hanno fatto un film “di paura”, come in Italia non si riesce a fare più.

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