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La verità nascosta

Regia di Andrés Baiz vedi scheda film

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La recensione su La verità nascosta

di Furetto60
6 stelle

Discreto thriller. Solida regia, buon montaggio e colonna sonora, qualche ingenuità narrativa. Nel complesso passabile

Adrian un giovane e prestigioso direttore d’orchestra, accetta l'incarico di dirigere la Filarmonica di Bogotà.La sua fidanzata Belen, lo accompagna in questa trasferta. I due si trasferiscono in Colombia, in una splendida villa poco fuori la capitale. Tuttavia dopo qualche tempo Belen, rosa dalla gelosia, scompare, lasciando un enigmatico messaggio. Adrian si dispera e finisce in un bar, dove annega il dolore nell’alcol e si ritrova ubriaco e vittima di una rissa, cosi Fabiana la cameriera del pub, decide di accompagnarlo a casa. Da cosa nasce cosa e in breve tra i due comincia una storia.

Dopo questo incipit, la storia sembrerebbe scivolare nell’horror soprannaturale, ce ne sarebbero le premesse. Fabiana è una giovane cameriera sexy, ma anche impacciata e credulona allo stesso tempo, sarebbe una vittima ideale del “fantasma” vendicativo di Belen. L'acqua nella vasca fa trasparire uno strano moto ondoso, dallo scarico del lavandino si sente un'eco lontana. Fabiana comunica al suo compagno, le sue angosce, avverte qualcosa, si convince che ci sia una presenza.

Al di là dello specchio, è la stessa Belen, nella sua unica apparizione horror, a svelare l’arcano. Da qui si riavvolge il nastro e in sostanza comincia un’altra storia. Dopo la prima parte interlocutoria, dal punto di vista di Fabiana si passa a quello di Belen. Un flashback spiega la sua scomparsa, che non ha alcunché di soprannaturale. Belen vittima della sua gelosia, peraltro legittima, come si vedrà nei rapporti che Adrian intrattiene con la violoncellista, ha deciso di mettere alla prova la fedeltà di Adrian e si è nascosta, in una sorta di bunker costruito dietro la camera da letto, da un paranoico antenato dei proprietari, gerarca nazista, per sfuggire ad un eventuale tentativo di stanarlo. Belen si è acquattata li, per simulare una fuga e studiare di soppiatto le reazioni del suo compagno, ma la situazione le è sfuggita di mano, ha perso le chiavi, rimaste nella concitazione del momento, dall’altra parte, ritrovandosi maldestramente intrappolata. Le pareti sono blindate e insonorizzate, non c’è modo di uscire o far sapere all’esterno cosa le sta capitando, lei può vedere ma non può essere vista o sentita.La fotografia si fa di colpo scura, il ritmo cambia e diventa più frenetico. Alla camera fissa si sostituisce un uso sempre più frequente della camera a mano, con primissimi piani, che amplificano il senso di isolamento claustrofobico, Belen subisce l’effetto “boomerang” della sua stessa vendetta. Intrappolata nel bunker, guarda dapprima lo sconforto del compagno, poi lo vede stizzita, consolarsi con Fabiana. Ma naturalmente non c’è solo la gelosia, subentra la necessità di sopravvivenza, si nutre con cibo di fortuna e cerca soprattutto di segnalare la sua presenza, batte con violenza sui tubi dell’acqua. La tensione cresce man mano che Belen consapevolizza la propria impotenza, lo spettatore si cala nella sua situazione, partecipa alla sua solitaria disperazione, fino a raggiungere il climax, quando il flashback si esaurisce nel momento da cui era partito. Fabiana si accorge di lei, può e sta per liberarla, ma all’ultimo momento cambia idea, decide di non farlo, per tenersi il partner, anzi immaginando di essere vista, consuma con esibizionistico e perverso piacere un rapporto sessuale, proprio davanti allo specchio, la storia prende poi uno sviluppo sorprendente, che ovviamente non si svela.

"La verità nascosta" è un thriller moderno, ma che guarda molto ai classici "hitchcockiani", con una suspense, che gioca sull'attesa, sull'effetto ansiogeno che provoca nello spettatore essere a conoscenza di cose che i personaggi non sanno. Senza ricorrere all'effetto sorpresa, o a effetti speciali, ma affidandosi unicamente sull’efficace montaggio di Roberto Otero e sulla colonna sonora di Federico Jusid, il regista Baiz ha confezionato un thriller dignitoso, che nel complesso regge, malgrado qualche ingenuità di sceneggiatura. Lascia un tantino interdetti, l’interpretazione dei personaggi di contorno, i poliziotti sono troppo “tipizzati” mentre il catalano Quim Gutiérrez, protagonista maschile offre una prova più che passabile, non a caso è un vero direttore d'orchestra. Le due protagoniste femminili Martina Garcia e Clara Lag, sono belle e brave.

 

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