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Special Forces. Liberate l'ostaggio

Regia di Stéphane Rybojad vedi scheda film

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alan smithee

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La recensione su Special Forces. Liberate l'ostaggio

di alan smithee
6 stelle

Le Forze Speciali francesi si sa, sono una organizzazione tra le piu' efficienti per la soluzione di emergenze nelle quali si debba agire in fretta e con la minore sopportazione dei cosiddetti danni collaterali. Professionalita', spirito di sacrificio, obbedienza e una tattica militare specialistica che le rende indispensabili in operazioni di rappresaglia, in missioni umanitarie, o come in questo caso, quando un occidentale, giornalista, medico o missionario, viene rapito da estremisti nelle regioni piu' infuocate e devastate del nostro pianeta. L'opera prima di Stephane Rybojad e' un film dinamico, girato all'americana come l'efficace rappresentazione bellica di una guerra "moderna" vista non molti anni addietro in "Black Hawk Down" dell'eclettico Ridley Scott; un opera che alterna efficaci scene di battaglia a riflessioni sul folle principio che regola le guerre, giostrate da un paio di burattinai e combattute da povere pedine impaurite e terrorizzate l'una dell'altra. Un film che non si puo' non seguire con l'ansia e l'orrore che ci si presenta davanti a torture ed uccisioni a bruciapelo provocate da un fanatismo cieco e prevaricatore che soggioga una massa di persone completamente succubi, incapaci o impossibilitate a ragionare con la lucidita' mentale e l'indipendenza di cui ogni essere umano dovrebbe aver diritto, ma anche da una tendenza tutta occidentale a inserirci in culture e situazioni che non ci appartengono e che non possiamo capire. Una pellicola che filma la drammatica ed adrenalinica epopea di undici sconvolgenti giorni di fuga da parte di un commando di sei soldati dopo la liberazione di una giornalista rapita dai talebani in Afghanistan, una manciata di uomini contro un popolo magari male addestrato ma numeroso e compatto, una piccola squadra che deve affrontare pure le avversita' di un suolo nemico ed ostile pure climaticamente.
Buona direzione e soggetto maturo, purtroppo piu' volte diventato protagonista di tante dolorose crudeli prime pagine contrassegnate da stragi devastanti e lutti inconsolabili; ma c'e' anche qualcosa che, a mio avviso, proprio non quadra: innanzi tutto scene di combattimento accompagnate da musiche trionfalistiche, roboanti e totalmente inadeguate ad un tipo di cinema-realta' che esca dai confini del videogioco (in alcune scene in cui sei uomini sgominano centinaia di talebani all'arrembaggio sembra di assistere a certe scene indigeribili di Rambo 3 e questo non giova ad una pellicola che si prefigge non solamente scopi narrativi o di puro svago, e a cui proprio non giovano certi atteggiamenti compiaciuti). Cosi' pure certi ammiccamenti tra soldati, leggerezze, repentini cambi di registro tra una situazione drammatica e una piu' conviviale decisamente fuori luogo; per non parlare della figura simil colonnello Trautman di Tcheky Karyo, che si circonda di un ridicolo alone di insulso patriottismo da buon padre istruttore che si prodiga per cercare i suoi allievi sopravvissuti; e poi ancora tutta quella infinita serie di insistite riprese aeree labirintiche della serie "facciamo anche noi come gli americani". Si notano dunque buone intenzioni, una discreta resa complessiva smorzata probabilmente da un impeto senza pieno controllo - tipico probabilmente di un regista volenteroso ma ancora di giovane esperienza - nel voler addossare alla pellicola troppi connotati che accontentino un po' tutte le esigenze, tutti i palati, rischiando pero' di sbilanciare il risultato complessivo e di allontanarlo da una piu' misurata coerenza a cui il film poteva certamente ambire.

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