Regia di Ang Lee vedi scheda film
È indubbio che visualmente sia un film ammirevole ma l'assunto morale e la storia non mi convincono, soprattutto, la cornice che mi risulta al quanto didascalica e moralistica. Lascia assai poca libertà di giudizio allo spettatore: i buoni stanno dalla parte del protagonista e di una indistinta religiosità sincretica. In verità, in verità vi dico, le religioni non sono mai state così pacifiche come vengono rappresentate e lo sanno anche nell'India delle caste e dei conflitti tra musulmani e induisti. Il vero problema è che la gente resetta totalmente la memoria così i mammasantissima possono rabbonirla come vogliono.
Se poi dobbiamo discuterne in termini strettamente filosofici allora non regge molto l'idea che dio ami talmente questo mondo da aver sacrificato suo figlio (che s'intende per figlio di dio? Dio è ermafrodita? Se c'è un solo figlio noi che siamo? Non siamo suoi parti come tutte le cose esitenti?). Vuol dire che questo fantomatico dio poteva benissimo fare a meno di amare il mondo di quei disgraziati, poveracci peccatori che siamo. Bisogna avere una visione sentimentalistica del mondo per crederci. Insomma, la questione dell'amore a senso unico di dio, un amore ricattatorio, è assai controversa, ambigua. Se uno può fare a meno di amare senza effetti, allora, esiste una distanza abissale, dispotica tra lui e l'amante. Io non la penso affatto così e non la penserò mai. Questo modo di pensare è adatto solo a giustificare il potere di alcuni uomini sedicenti intermediari, intercessori, advocati tra noi e la divinità. Regge però l'idea che il mito, o la fiaba, serva a rendere comunicabile l'incomunicabile ( l'ineludibile mistero, l'ignoto) e a impedire che gli uomini restino schiacciati sotto il peso di una realtà oggettivamente terrificante.
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