Regia di Timur Bekmambetov vedi scheda film
Non serve essere responsabili delle risorse umane per comprenderlo: il curriculum di Seth Grahame-Smith, autore del soggetto e della sceneggiatura di Dark Shadows, presenta attitudini precise. La passione per i margini, per i generi del corpo (il porno, l’horror), per i crossover folli tra il troppo alto e il troppo basso. Così, dopo aver dato alle stampe Orgoglio e pregiudizio e zombie, con buona pace di Jane Austen e George A. Romero, Grahame-Smith scrive La leggenda del cacciatore di vampiri 3D, dove il cacciatore è, sorpresa, Abraham Lincoln, 16esimo Presidente Usa, figura storica reale, cruciale, fondamentale. Sulla carta il progetto di adattamento cinematografico è coerente: produzione di Tim Burton, sceneggiatura dell’autore del romanzo, regia di Timur Bekmambetov. Ovvero: gusto per la tenebra e il trash, il pop e il graphic novel. Sullo schermo è noia sovrana. L’idea è solo una: affrontare l’accumulo di assurdo, performance demenziali e soluzioni oltre la fisica con paradossale serietà. Recitazione laconica da B movie, simbolismi letterali (i sudisti sono infine vampiri: la schiavitù è anche quella del sangue), sceneggiatura a rotta di collo e buchi neri, una propensione per il gore stilizzato, per il ralenti e la violenza grafica. Vorrebbe essere peculiare, ma è solo automatico, vorrebbe essere epica ironica, ma è solo patetico tedio, sollazzo nerd 3D con budget decente. Ridateci i soldi, i minuti persi. O quantomeno un film della Troma.
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