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Project X. Una festa che spacca

Regia di Nima Nourizadeh vedi scheda film

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La recensione su Project X. Una festa che spacca

di scapigliato
8 stelle

Bellissimo, ambiguo e inquietante. Fino pericoloso. Se non fosse per il finale accondiscendente, nonostante sia prevista la galera per gli artefici di un disastro mostruoso, il film sarebbe una raggelante fotografia dal vivo della deriva etica dei nati nei '90. Project X mette in scena una guerra tra poveri. Non solo sono dementi e incapaci i giovani protagonisti, organizzatori della festa, invitati, main-girl, manzi che saltano dai tetti, ma anche il mondo adulto; la controparte sana e responsabile ci viene descritta come antipatica, meschina, doppiogiochista, falsa e infine irresponsabile.
Condannare la pellicola di Nourizadeh sarebbe fin troppo facile. E' uno Spring Breakers meno autoriale, ma ugualmente devastante e autodistruttivo.

Questa è la direzione in cui vanno oggi i giovani americani e non. Senza retoriche e senza moralismi – chi scrive non è mai stato un santo, e mai lo sarà – va detto che il vuoto e l'inconsistenza delle motivazioni che muoverebbero oggi i giovani involucri dal corpo perfetto o sfatto dall'alimentazione insana dei tempi moderni siano votate alla sterilità. Sterilità di passione, di concretezza, di futuro, di verità. Project X ci svela la verità sui 90ers: la loro adolescenza è sola esibizione. Non c’è verità, non c’è concretezza. Come in Spring Breakers le ragazze si spogliano, ammiccano, si strusciano, succhiano ghiaccioli provocanti e magari palpano, ma non la danno. Così i ragazzoni bellocci di cui son pieni i social, fisicati e perfetti, si ubriacano ma non concludono. E se concludono: cosa può dare un ventenne ubriaco a una coetanea ubriaca? Nulla.

Ecco che l’assenza di verità devasta e distrugge in scene di guerriglia urbana tutto un quartiere, o meglio un diorama borghese di rispettabile facciata, che crolla come un castello di carta davanti alla forza distruttrice di questi 90ers convinti che il sesso sia un bicchiere d’acqua, che lo sballo sia sinonimo di successo. Ma ci resta la loro tenerezza, la loro paura, le loro emozioni davanti a cotanto titanismo.

Ripeto, bellissimo, ambiguo e inquietante. Fino pericoloso. E Thomas Mann sul tetto del mondo.

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