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Project X. Una festa che spacca

Regia di Nima Nourizadeh vedi scheda film

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La recensione su Project X. Una festa che spacca

di M Valdemar
4 stelle


"Sui giovani d’oggi ci scatarro su, sui giovani d’oggi ci scatarro …” cantava Manuel Agnelli degli Afterhours una quindicina d’anni fa: a vedere Project X. Una festa che spacca, quei versi tornano prepotentemente in mente …
Ma  suvvia, so’ solo ragazzi, alla costante e cieca ricerca di sballo, alcool, droghe e pupe! E sai che novità.
La trama, se così si può definire, racconta di tre sfigati liceali che, per uscire dall’anonimato pensano bene di organizzare una festa a casa di uno di loro che compie gli anni. Il party prende, per così dire, una piega non prevista, ne succedono di ogni e finisce per sfociare in una sorta di guerriglia urbana, con mezzo quartiere che va a fuoco e il massiccio intervento della polizia in tenuta antisommossa.
Il “responsabile” principale, appena resosi conto di ciò che sta avvenendo, così si giustifica: “volevo solo un po’ di gnocca!”.
E va beh, e allora … e chi non la vuole? Scuse accettate (e tra l‘altro ce n‘è proprio tanta …).
Conseguenze penali a parte - descritte nelle didascalie che accompagnano i titoli di coda - i tre saranno accolti al ritorno a scuola come “eroi”, perché sono quelli che hanno dato vita alla festa più epica, memorabile, clamorosa, delirante, selvaggia di sempre. E ne hanno parlato persino in televisione. La celebrità è conquistata, chi se ne frega dei danni.
Tutto qua, dunque: un campionario manco troppo ragionato di tipiche scemenze giovanili, gonfiate fino all’esagerazione - e all’esasperazione - sul modello "nuovo" di Una notte da leoni (il cui regista, Todd Phillips, qui figura in veste di produttore). E allora ecco che sfilano nani (infilati nel forno) e ballerine (cioè fanciulle che danzano incessantemente) succinte e disinibite, automobili “parcheggiate” dentro la piscina, un tizio in cerca di vendetta che col lanciafiamme brucia qualsiasi cosa gli capiti a tiro, il vessato animaletto di turno (nel caso specifico il gatto di casa), e ancora vomiti, accoppiamenti, trenini di “carne“, atti crescenti di vandalismi vari e assortiti, e così via fino allo stordimento. Una storiella semplice, e sciocca, banale, risaputa, infantile, classicamente caratterizzata da maschi arrapati all’inseguimento di femmine disponibili, e ritmata da un’assordante, frastornante, violenta(trice) musica da rave.
Inutile e irrilevante tuonare “sermoni” (che lasciano il tempo che trovano) pseudoideologici e pseudointellettualoidi contro la “pericolosa” deriva in cui versano i ragazzi di oggi, che magari sono alimentati da inconfessabili invidie e che in fin dei conti, al netto di gargarismi rigogliosi di paroloni, si traducono in affermazioni da bar del tipo: eravamo meglio noi, ai nostri tempi era diverso, eccetera. Ma ogni generazione può dire - e ha detto - lo stesso di quelle precedenti. E allora?
Project X. Una festa che spacca è un filmetto qualsiasi ad alto tasso di idiozia, in cui un’idea iniziale, che altrove e in altri tempi costituiva solo una parte - anche centrale, finale, ma pur sempre una parte - in un contesto più ampio, qui viene allungata a dismisura e diluita in un fiume in piena di situazioni al limite, che induce uno stato di forte irritazione e che francamente annoia e stufa.
Il troppo stroppia, come si suol dire.
Condizione alla quale contribuisce in maniera determinante la “forma” scelta, ovvero il famigerato - e si spera sul viale del tramonto - finto documentario, con tanto di telecamera barcollante e ubriaca ed in perpetuo moto schizzato, e la “missione” di ottenere una resa quanto più possibile vicina alla “realtà”. Però, come spesso accade, il mezzo artigianale ma “vero” cela le “vere” (in)capacità produttive e registiche, senza contare che è tutto scritto. Male, e senza grandi sforzi, ma pur sempre scritto (basta pensare all‘innocuo finale che vede il protagonista amoreggiare con l’amica di sempre).
Non è un caso se la scena che più di tutte sembra uno spaccato credibile della realtà, è quella in cui la mascotte della serata - una statuina di babbo natale che mostra il dito medio - viene frantumata e dal suo interno fuoriesce un copioso numero di pastiglie di ecstasy, col risultato che si crea una gran massa di giovincelli che, come in trance, sgomitano e letteralmente si gettano a terra per recuperare il prezioso tesoro. Scena sicuramente pensata e messa in pratica.
La questione inoltre è che questo tipo di realizzazione - che pare una versione spinta di certi programmi televisivi tipici di mtv (che farebbe enorme uso di tagli perché ci sono troppe tette) - non regge l’intera durata (un’ora e mezza scarsa compresi i titoli di coda) finendo col disinnescare le (rare) trovate degne di nota. In fondo è un prodotto finito destinato, solo ed esclusivamente, ad un determinato target giovanile, l’unico che può apprezzare le “feste che spaccano“.
Per tutti gli esclusi un film da scansare come tanti altri.














 











 

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