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The Words

Regia di Brian Klugman, Lee Sternthal vedi scheda film

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La recensione su The Words

di alan smithee
6 stelle

The Words e’ il film (anzi un film nel film nel film….) sull’ispirazione, sulle motivazioni che accendono nello scrittore quella scintilla travolgente che non lo stacca più dalla sedia sino alla conclusione della sua incredibile e drammatica storia. Tutto ciò presuppone un adeguato stato d’animo dal quale la sensibilità di chi scrive possa trarre ispirazione. Se poi, come in questo caso, la vicenda ha uno spunto autobiografico legato ad una storia d’amore dai risvolti drammatici, noi spettatori riusciamo meglio a comprendere la forza di quell’impeto creativo che diventa il solo modo per permetterti di superare quel trauma  o quella sensazione da cui non riesci più ad allontanarti. E capiamo pure al contrario la difficoltà di un altro scrittore che, molti anni più tardi, nonostante il talento a sua disposizione, sfiduciato non riesce a trovare la formula giusta che lo porti all’agognato successo e al riscatto da una vita vissuta nell’ombra e nella insicurezza. Intanto, prima di tutto ciò, uno scrittore di successo si appresta, ai giorni nostri, a leggere ad un pubblico folto ed attento un bel pezzo del suo ultimo celebrato nuovo libro, e mentre lo fa noi spettatori abbiamo il privilegio di veder tradotte in immagini le sue parole, che si trasformano nelle due precedenti storie di cui sopra, in modo da farci comprendere il vero legame tra le tre vicende e le differenti dimensioni temporali. Curioso, lambiccato e un po’ troppo ad incastro, il film d’esordio della coppia Klugman/Sternthal si fa seguire con una certa curiosità e se qua e là non riesce ad evitare piagnistei e scaramucce familiari piuttosto fastidiosi (quelli tra Bradley Cooper e la moglie Zoe Saldana in particolare), mantiene tuttavia una sua dignità, aiutandoci a capire anche come alla fine se non c’è la giusta ispirazione, anche solo un esigenza di rinascita personale può riuscire a farci trovare la spinta giusta per un riscatto da un comportamento neanche tanto fraudolento, quanto piuttosto guidato dal caso fortuito di un ritrovamento casuale; una evenienza che nessuno, tranne il protagonista, sua moglie, il vero autore dello splendido racconto (oltre che lo spettatore) sarà mai in grado di conoscere. E le parole dure ma rassegnate di un Jeremy Irons vecchissimo ma sempre grande (“ti sei appropriato della mia opera, allora devi farti carico del dolore e del rimorso che ho provato io scrivendo quelle pagine….” così, più o meno (senza essere in grado di riportarne le parole esatte) si potrebbe tradurre il vero riscatto- più morale che materiale - che il vecchio chiede al giovane Bradley Cooper travolto dal successo) lasciano nello spettatore un piccolo brivido di intensa commozione.

 

 

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