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Re della terra selvaggia

Regia di Benh Zeitlin vedi scheda film

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Brady

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La recensione su Re della terra selvaggia

di Brady
8 stelle

Dopo gli eventi di questi giorni di fine ottobre 2018 dove le tempeste hanno distrutto porti, spiagge, coltivazioni ed abbattuto centinaia di migliaia di alberi in Veneto e nelle Dolomiti. Quand'è che ci sveglieremo!!???!?!??!

Ma chi ha scritto la sintesi sul sito ha visto il film o solo i trailer???

 

Non c'è nessun crollo del delta... i delta non crollano vengono semplicemente allagati dalle tempeste. La tempesta del film, che non è il primo evento dello stesso, è una delle più gravi mai accadute (così si vuol far credere), a causa dei mutamenti climatici che incombono sul pianeta. La diga tiene al sicuro il resto della popolazione 'civile' e fa da barriera fisica fra due mondi diversi e parzialmente contrapposti.

Parzialmente perché fiumi di alcol e birra continuano a fluire fra questa gente quasi più dell'acqua delle tempeste, tanto che poi si tenta uno scambio... alla pari... quando i reduci distruggono con la dinamite una chiusa della diga che fa defluire l'acqua anche verso la ricca civiltà industriale che è poi in definitiva la causa prima del disastro ambientale che ormai dovrebbe essere sotto gli occhi di tutti, anche dopo gli eventi di questi giorni di fine ottobre 2018 dove le tempeste hanno distrutto porti, spiagge, coltivazioni ed abbattuto centinaia di migliaia di alberi in Veneto e nelle Dolomiti. Quand'è che ci sveglieremo!!???!?!??!

 

Gli animali preistorici sono più 'mitologici' e rappresentano, a mio avviso, la forza della natura, che nonostante tutto continuerà a sopravvivere a dispetto di un uomo che ha perso ogni contatto con essa (vedi anche la barriera).

La civiltà distrugge il pianeta e cerca di difendersi da tutto con delle barriere... barriere per l'acqua alta che arriverà sempre più dirompente, barriera contro i diversi e disperati che tentano di vivere gli ultimi attimi dell'esistenza a contatto con la natura, per perire con essa, per scelta. Barriere contro i disperati delle guerre, della fame, della povertà dei soprusi, della violenza, dell'ambiente che viene lacerato per prelevarne le ultime risorse utili a nutrire la nostra cupidigia.

 

Prendetevi una app per ripararvi da tutto cio!!!

 

Per quanto riguarda l'alcol sarà per annegare i pensieri e le preoccupazioni o per abitudine tipicamente locale? Il dubbio sorge perché nonostante tutto, cercano di utilizzare tutte le tecniche utili a sopravvivere, nella pesca, nella coltivazione,nell'allevamento... un controsenso, ma d'altra parte... siamo fatti di controsensi e la nostra civilità attuale è quanto mai fragile dal punto di vista psicologico, molto più che in passato quando la gente era abituata a lottare per conquistare la vita dalla nuda terra.

 

Altro errore, la figlia non accudisce il padre. E' il contrario per tutto il film tranne quando i civili li catturano e scoprono che il padre è in fin di vita per una malattia del sangue. Ed anche lì il padre muore praticamente subito accudito dagli amici.

 

Il viaggio della bambina è il viaggio non è alla ricerca della madre, ma il viaggio di ritorno verso casa, un viaggio anche interiore, dove lei ed altri re bambini, dimostrano di aver finalmente la stessa forza degli animali mitologici che circolano nel film. La forza e la maturità di saper vivere e dominare l'ambiente avverso in cui vivono.

 

Mentre indubbiamente tutto il film è dominato dal ricordo ormai sbiadito della mamma, uan sorta di madre mitologica, in gamba e forte più degli alligatori, fonte di saggezza come si deve ad ogni madre di un tempo passato.

 

Un film fantastico, ai confini della realtà, dove le riflessioni ambientali e sociali sono forti. Lo stridere della nostra vita moderna apparentemente sicura stà già subenti i primi pesanti contraccolpi della suo distacco dalla natura. Solo chi sarà forte come la natura stessa e imparerà a vivere nelle sue avversità e secondo i suoi equilibri potrà sopravvivere. Potremo costruire tutte le barriere che vogliamo, ma essere sono destinate inevitabilmente non solo a crollare, ma a privarci per sempre della possibilità di tornare indietro e ripristinare uno stile di vita realmente sostenibile nel rispetto della forza della natura.

Tanto avremmo da imparare da tutte le popolazioni che ci hannopreceduto e che abbiamo distrutto spesso fino all'estinzione, come quelle indiane, che, in qualche caso, da oltre 10.000 anni vivevano forti del loro rispetto per l'ambiente che li circondava.

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