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Noi siamo infinito

Regia di Stephen Chbosky vedi scheda film

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La recensione su Noi siamo infinito

di alan smithee
6 stelle

Locandina originale

Noi siamo infinito (2012): Locandina originale

La tiepida insicurezza della tarda adolescenza, i tentennamenti, le incertezze legate all’inizio di una nuova avventura scolastica con l’iscrizione al liceo, lo smarrimento nell’essere recluta e dunque bersaglio prescelto, matricola soggetta ad inevitabili piccoli grandi soprusi e prepotenze, nonnismo legato ad una legge del più forte che inevitabilmente e piuttosto grevemente caratterizza molte gerarchie di strutture (scolastiche, militari e quant'altro) che la vita ci (im)pone come passo inevitabile per forgiare la nostra crescita fisica, caratteriale e culturale, obbedendo alle convenzioni ormai consolidate come dogmi indiscutibili.

Ma la timidezza di Charlie ha radici ben più profonde di una semplice ritrosia caratteriale: il suicidio del suo migliore amico Michael, al quale continua a scrivere nei momenti bui e di sconforto, e un brutto episodio marcato da ripetuti abusi sessuali vissuti in prima persona durante l’infanzia per opera di una zia falsamente amorevole poi deceduta in un incidente di cui Charlie prova ancora un senso di colpa e responsabilità, hanno insinuato nella personalità del ragazzo una riservatezza che tende alla ricerca di un anonimato che lo tenga distante da clamori e protagonismi, diversamente molto apprezzati dalla gioventù irrequieta del college nei primi anni ’90 in cui è ambientato il romanzo e di seguito l’omonimo film.

Tra l’altro Charlie è un ragazzo bello, molto dotato, legge continuamente ben oltre i doveri scolastici, scrive molto bene, e instaura un ottimo legame d’intesa col nuovo professore di lettere che nota subito quanto il ragazzo sia restio a mettersi in mostra, nonostante la sua preparazione nettamente sopra la media. Per fortuna l’isolamento del protagonista viene smussato quando Charlie stringe amicizia con un eccentrico ragazzo ripetente, brillante, estroso che vive con goliardia la sua per nulla celata omosessualità, tanto da divenire in poco tempo interprete ufficiale della trasposizione teatrale scolastica del celebre Rocky Horror Picture Show.

In tal modo Charlie conosce e rimane folgorato da Sam, sorellastra del suo nuovo scatenato compagno, bionda dinamica ragazza molto determinata, ma pure sensibile che diverrà il suo sogno proibito e la meta definitiva con la quale condividere sogni ed emozioni, musicali e non, per riuscire finalmente a “tendere verso l’infinito”.

Intervallato dalle canzoni indelebili di quegli anni ’90 già così lontani e desueti, gli anni di quando i fidanzati producevano e si scambiavano l'un l'altro cassette tematiche grondanti di romanticismo o evocative di bei momenti trascorsi assieme, il film dello scrittore Chabowski tratto dal suo celebre romanzo spicca in particolare per la freschezza del suo protagonista, quel Logan Lerman tutt'altro che esordiente, dal visino irresistibilmente tenero e simpatico che si adatta perfettamente a rappresentare i disagi e alle insicurezze del suo protagonista e di un'età difficile in generale.

Accanto a lui non stonano né l’adeguatamente istrionico Ezra Miller, che in tal modo intervalla una volta tanto il ruolo del teenager glaciale ed inquietante che ha caratterizzato quasi totalmente le sue precedenti interpretazioni con una parte più spiccatamente sanguigna e schietta, né la giovane diva di Harry Potter Emma Watson, creatura dei sogni che diventano realtà, seppur effimeri ed evanescenti.

Oltre a ciò è interessante notare come la gioventù anni ’90 sia profondamente mutata rispetto alla devastante, immorale e sconvolta realtà giovanile anni ’80, così spietatamente palesataci da scrittori simbolo di quegli anni come Brett Easton Ellis o Jan McInerney. In questa opera (e probabilmente nel romanzo dello stesso regista) traspare in modo evidente tra il mondo giovanile una certa tendenza ad una prudenza ed una tristezza di fondo piuttosto sintomatiche di quegli anni, già pienamente coinvolti nelle problematiche sociali, mediche ed etiche come il contagio da aids, per non parlare dello spettro di una crisi economica alle porte che invece gli anni ’80, nella loro improvvida spensieratezza, ci avevano quasi completamente tenuto nascoste in nome di un ottimismo sfrontato e volontariamente autodistruttivo.

 

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