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E la chiamano estate

Regia di Paolo Franchi vedi scheda film

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La recensione su E la chiamano estate

di yume
4 stelle

locandina

E la chiamano estate (2012): locandina

Quando sono arrivata a “Se piangi nell’acqua non le senti le tue lacrime” ho smesso di guardarlo 

Mancavano venti minuti alla fine, mi sono chiesta perchè continuare a farsi del male.

Ma poiché a domande del genere di solito non c’è risposta, dopo un po’ ho ripreso, avevo letto da qualche parte di un finale folgorante e così, vista la cavolata già fatta di vederlo fin là, ho voluto bere fino in fondo l’amaro calice.

A questo punto l’opinione si potrebbe concludere e io andare a far di meglio, ma no, il fascino perverso di ciò che mi respinge mi tiene incollata alla tastiera.

E’ un riflesso psicologico ben preciso e ricorrente, senza il quale la vita sarebbe meravigliosa: osservare quello che ci respinge, chiederci perché ci respinge, concludere che se ci respinge forse è perché siamo persone con sale in zucca (o forse no, boh!), augurarci che continui a respingerci fino all’ultima goccia di vita.

Cosa mi respinge, in ordine di preferenza:

Isabella Ferrari: rovinerebbe pure un film di Kurosawa, e non perché non è giapponese.

L’anestesista che dice cazzate sia mentre addormenta sia quando sveglia i pazienti (ho fatto un’anestesia e quello se n’è fregato, iniettava e basta, e così si fa)

Gli ex amanti (o fidanzati che dir si voglia) di lei, invece brave persone, con bei lavori, bellissime case (ma anche l’anestesista con i divani Gervasoni non è messo male) tutti schifati se lui arriva e dice: fatevi la mia donna che vi pensa sempre.

 

Altro? sì, tutto. 

Dilungarsi in attente esegesi fosse anche per schiantarlo contro un muro… direi di no. Non è che chiunque si metta in testa di fare l’artista poi lo sia. Non è che qualsiasi masturbazione mentale (perché questa quello è, e non certo per le scene c.d. hard, quelle le ho trovate perfino comiche) debba necessariamente avere stuoli di critici al seguito.

Si può tacere, eventualmente anche abbandonare la sala, urlare e fischiare no, come a Roma.

Cosa ridicola e imbarazzante, rischia di ottenere l’effetto contrario.

Nei tempi brevi, pubblicità, in quelli lunghi, curiosità.

Come la mia.

 

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