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Itaker - Vietato agli Italiani

Regia di Toni Trupia vedi scheda film

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La recensione su Itaker - Vietato agli Italiani

di OGM
5 stelle

La televisione racconta. Lo fa a modo suo, cercando di sorprenderci, senza dire nulla di nuovo. Si poggia graziosamente sui nostri stereotipi, sui nostri facili sogni, sui sentimenti abusati che ottusamente insistiamo a considerare nostri. Ci riporta col pensiero alle lettura d’infanzia, ai romanzi strappalacrime dei bambini senza famiglia, senza patria, senza identità, fiabe che immaginiamo appartengano, insieme al loro lieto fine, alle buone cose di una volta. L’immigrazione è un’idea che si può custodire nel cuore anche così: come l’immagine di un’ingiustizia a cui, volendo, si può rimediare con l’amore, che è tanto forte da superare ogni ostacolo, quelli del pregiudizio come quelli della legge. Il piccolo  Pietro Zanon, abitante in un villaggio della Val di Non, e rimasto orfano di madre nel 1962, è costretto a partire per raggiungere il padre, che da molti anni è Gastarbeiter in Germania. Nel viaggio lo accompagna Benito, un uomo appena uscito di galera che, grazie all’interessamento del parroco del paese, spera di potersi rifare una vita. È l’inizio di un’avventura come tante, vissuta sullo sfondo di un ambiente grigio e ostile, popolato di ciminiere, pieno di miseria e dolore, continuamente aggredito dalla volgarità e dall’incomprensione. Bambini tedeschi che se la prendono con i loro coetanei stranieri, italiani e turchi. Uomini soli che soffrono per la lontananza delle loro mogli. Gente straniera che cerca la propria strada, e la trova difficile, sconosciuta, sempre rigorosamente sbagliata, segnata dalla sfortuna e dal disagio, magari anche intrecciata con la corruzione e con il crimine. Lo sbando, dal sapore malinconicamente popolaresco, si tinge delle coloriture dialettali toscane, campane, siciliane, come nelle migliori commedie di casa nostra, ma ciò non basta a ravvivare la piatta litania di chi si limita a  ripetere il già detto, dimostrando di non saperci aggiungere nulla di suo. Le scenografie finte assecondano in pieno la rilassatezza di una volontà che si compiace di aderire blandamente ai canoni di una narrazione per tutti, universale solo perché priva di enunciati, di domande, di tutti quegli spunti di riflessione che potrebbero essere non colti oppure fraintesi. Parlare senza chiedere nulla, a parte un ascolto passivo e condiscendente, è la strategia comunicativa che serve solo a riempire il vuoto con il logoro luccichio dei concetti inoppugnabili, resistenti alle intemperie – e perfino all’indifferenza – semplicemente perché fatti di niente. Per onorare questo principio, la storia non avrebbe nemmeno bisogno di risultare prevedibile: in questo caso, a dire il vero, ogni tanto tenta persino di non esserlo, azzardando qualche piccolo colpo di scena non proprio in linea con lo spirito di una favola senza tempo, in cui tutto è chiaro, e si sa bene come dovrà andare a finire. Qualche incursione in temi di scottante attualità, quali l’omofobia e la questione delle famiglie allargate, ha come unico effetto quello di rendere il prodotto ancora più adagiato sul conformismo che non fa polemiche, che non solleva dubbi, che non osa spostarsi di un passo dall’ovvio, nemmeno per concedersi un po’ alla fantasia. 

 

Tiziano Talarico, Francesco Scianna

Itaker - Vietato agli Italiani (2012): Tiziano Talarico, Francesco Scianna

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