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Il comandante e la cicogna

Regia di Silvio Soldini vedi scheda film

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La recensione su Il comandante e la cicogna

di giancarlo visitilli
6 stelle

Di ‘cicogne’, simbolo per eccellenza di rinascita, in questo paese alla deriva, ce ne vorrebbe uno stormo. E non così disturbanti come i piccioni, aggrappati su ogni sostegno, compresi i monumenti, dalle statue di Giuseppe Garibaldi, Leonardo Da Vinci, Giacomo Leopardi (in alcuni cattivi casi anche quelle delle starlettine di Mediaset), in giro nelle nostre piazze e vie, che se potessero parlare…

Questa è l’”Italietta” a cui ha dato vita il regista milanese, Silvio Soldini (Pane e tulipani 2000, Giorni e nuvole 2007). In essa c’è Leo, un idraulico che ogni giorno affronta l’impresa di crescere due figli adolescenti, Elia e Maddalena, dividendosi tra il lavoro con l’aiutante cinese, Fiorenzo, e le incombenze di casa. In questa sua moglie Teresa compare e scompare. Diana, invece, un’artista sognatrice e squattrinata, che fatica a pagare l’affitto al proprietario, Amanzio. Leo e Diana s’incontrano da Malaffano, un avvocato strafottente e truffaldino. Leo capita nel suo studio in un momento non proprio ideale: scopre che la figlia è protagonista di un video erotico su Internet. Diana trascorre gran parte del suo tempo nello studio dell’avvocato, dove, finalmente, è riuscita ad ottenere di poter affrescare una parete dello studio dell’avvocato, assecondando ogni sua ridicola mania di grandezza.

Alba Rohrwacher nei panni di Diana, Valerio Mastandrea in quelli di Leo. Claudia Gerini è Teresa, Giuseppe Battiston, Amanzio e Luca Zingaretti, l’avvocato Malaffano. Il regista Soldini riesce anche a concedersi una fugace apparizione alla Hitchcock. Ma tutto ciò non basta a fare un buon film, perché siamo di fronte ad un’operazione che sa di sitcom americana, con l’aggiunta della banalità del malessere berlusconiano, personificato in una classe lavoratrice, sempre raccontata allo stesso modo. Eppure, il fascino per la commedia surreale, a tratti fiabesca, di Soldini, lo conosciamo, ma ci manca, ormai dal lontano Pani e tulipani. In questo suo nuovo film, che ha un buon inizio, ma che poi si disperde nel grande via vai di una scrittura sfilacciata, che non riesce a tessere il reale con ciò che non lo è, tutti si assiste, come dall’alto delle stesse statue parlanti, senza mai prendere realmente parte di quanto accade. E non ci si emoziona mai, nemmeno il tempo di un sorriso. Semmai, è evidentissimo come Soldini insegua, insieme agli altri due sceneggiatori, il fantasma del cinema d’autore, ad ogni costo. Ed è un peccato, perché Il comandante e la cicogna sarebbe stato un film profondissimo per mettere in luce quello che, a partire dalle metafore contenute nel titolo, il “comandante” del degrado di una classe politica indecente, scolpita in quella del Cavalier Cazzaniga e la “cicogna”, sono le essenziali metafore di un paese, inteso come patria perduta.

Invece, il regista Soldini delude le attese, orientando il suo film su direzioni diverse, facendoci a malapena sorvolare su cieli e terre che non hanno ancora spazi per rendere onore a ‘statue’ memorabili della commedia italiana, Dino Risi e Vittorio De Sica. Che se potessero ancora raccontare…

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