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Hansel & Gretel: Cacciatori di streghe

Regia di Tommy Wirkola vedi scheda film

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La recensione su Hansel & Gretel: Cacciatori di streghe

di M Valdemar
4 stelle

Hollywood non sa più che favole pigliare nella sua rete logora, corrosa da anni ed anni dedicati al ripescaggio tossico di miti e leggende che appartengono all’immaginario collettivo. Così, giusto per andare sul sicuro.
Di cosa parli Hansel & Gretel: Cacciatori di streghe lo suggerisce, abbondantemente, già il titolo stesso: i due fratelli, diversi anni dopo gli eventi della casa di marzapane, da adulti diventano celebri e infallibili cacciatori di streghe.
A questo canovaccio, che garantisce la consueta immancabile copertura da action fantasy movie, vengono intessute le altrettanto irrinunciabili - e, fatalmente, pretestuose - sottotracce introspettive ed “educative“, quelle che spiegano le motivazioni dei protagonisti, di chi ha compiuto per loro scelte incomprensibili (che diverranno ovviamente cristalline nelle caotiche battute finali), e che inoltre forniscono la morale di tutta la vicenda.
Visti il materiale (d’accatto), gli interessatissimi propositi dei produttori - maldisposti ferocemente a concedere alcunché faccia fuoriuscire il prodotto dall’esclusivo binario degli affari -, e visti altresì i valori in campo, anestetizzati dall’odore dei soldi e configurati perbenino alla stitichezza generale, difficile che il film possa elevarsi a qualcosa di decente.
Al di là della banalità della storia, della sua derivatività (non solo la fiaba dei fratelli Grimm, ma anche una considerevole serie di opere più o meno a tema) e prevedibilità (indovinare con discreto anticipo le scene a seguire è un giochino da ragazzi), a decretare la modestia di Hansel & Gretel è la messa in scena: mediocre, piatta, incolore, impersonale.
Effett(acc)i “speciali” e 3d (nemmeno a dirlo: completamente inutile) si assommano a insipide sequenze di azione sfornate a ripetizione, sempre uguali tra loro (si vedano i combattimenti tra i fratelli e la strega di turno), con gente che di tanto in tanto piomba da chissà dove senza motivo e spesso del tutto superflua (tipo il malcapitato Peter Stormare e non è certo una novità per lui), e con una gestione casuale del ritmo e della tensione.
L’ironia latita, la cattiveria è bandita, il divertimento è per pochi (e non bastano certo qualche parolaccia, un nudo dell'attrice finlandese Pihla Viitala e la procacità di Gemma Arterton a porre rimedio).
Non si raggiungono i livelli infimi di certe produzioni, come ad esempio Cappuccetto rosso sangue - che inseguiva con sfacciataggine, impudenza e fare maldestro le più de­leterie mode e manie dei giovanissimi -, così va dato anche atto che è interessante l’appena vagamente accennato ruolo di dominanza della femmina (Gretel) rispetto al maschio (Hansel), ma si tratta tutt’al più di attenuanti generiche (e genericamente ammucchiate nella convenzionale catasta di beni a rapido consumo).
Il finale è, come d’obbligo, il prontuario del buon seguace hollywoodiano: la lieta conclusione, la rivelazione di misteri e segreti che donano nuova luce e identità, la porta spalancata sul futuro (ovvero possibili seguiti).
A dare la sua catacombale benedizione giunge pure un post-finale oggettivamente inutile e ridicolo, appiccicato sbrigativamente come fosse - e probabilmente lo è - un mero riempitivo a causa della bassa durata (che è un involontario merito).
C'è poco altro da aggiungere sul film, se non che il regista, nonché sceneggiatore, è Tommy Wirkola, già autore del bizzarro Dead Snow, che Famke Janssen (la cattivissima potente ma non molto sveglia strega arcinemica dei due eroi) invecchia bene, e che Jeremy Renner (Hansel) e Gemma Arterton (Gretel) finiscono coinvolti nel pasticciaccio senza la possibilità (o la voglia) di incidere minimamente sulle sorti della pellicola.








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