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Holy Motors

Regia di Leos Carax vedi scheda film

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La recensione su Holy Motors

di mm40
3 stelle

Oscar è un attore che va in giro a impersonare vite altrui. Da mattina a sera si traveste da vecchia mendicante, sicario, barbone pazzo, padre di famiglia e via dicendo.

Quanti sbadigli. Holy motors è la classica ‘ottima idea’ rimasta inespressa, sviluppata in maniera insufficiente o con eccessivo zelo (non che una cosa escluda l’altra: anzi), trasformandola in una-sola-idea che deve bastare per un intero film di due ore di durata. Questo è il quinto lungometraggio di Leos Carax, anche sceneggiatore, in quasi trent’anni; dal debutto con Boy meets girl, nel 1984, la sua produzione si è man mano rarefatta sempre più, arrivando a licenziare questo titolo a distanza di ben tredici anni dal precedente (Pola X, 1999). L’idea, insomma: un uomo-attore vive le più disparate vite degli altri, come se fosse il suo lavoro, e considera quel lavoro come se fosse la sua stessa vita. Un omaggio all’arte della recitazione, nonché più in generale al cinema, come mostra la totalmente inutile (ai fini della trama, ma anche in sé, non avendo spiegazione, né appigli con il resto della pellicola) sequenza di apertura nella quale compare lo stesso Carax nei panni di ‘un tizio in pigiama con una chiave al posto di un dito, che sfonda una porta di camera sua ed entra in una sala cinematografica’; immaginario onirico? Surreale à go-go? Apoteosi del nonsense? Eppure surreale e nonsense delle regole molto precise le hanno, e Carax non le rispetta in alcun modo: le microstorie di Holy motors sono tutte slegate tra loro, non compare alcun elemento simbolico o rivelatore che in qualche modo aiuti a comprendere il significato della storia, il protagonista a conti fatti non è nemmeno tormentato dalla sua apparente incompiutezza, anzi: pare vivere a suo agio fra parrucche, costumi e dossier sulle vite altrui. E quindi perché dovrebbe tormentarsi lo spettatore al posto suo? Lo spettatore se la dorme a un certo punto, e precisamente quando capisce che dietro a Holy motors c’è soltanto il gusto dello strano per lo strano. Eccezionale a ogni modo il protagonista Denis Lavant; al suo fianco compaiono tra gli altri Eva Mendes, Michel Piccoli e Kylie Minogue. 3,5/10.

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