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Frankenweenie

Regia di Tim Burton vedi scheda film

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La recensione su Frankenweenie

di FilmTv Rivista
6 stelle

Mentre ritira dal proiettore la pellicola bruciata del suo monster movie amatoriale, Victor afferma convinto: «Posso aggiustarlo». Così oggi Tim Burton, autore riconosciuto e sfruttata griffe commerciale, può aggiustare il suo Frankenweenie (1984). Facendone un lungometraggio non in live action, ma in stop motion, come ai tempi avrebbe voluto, e prendendosi una rivincita con la Disney, che non aveva apprezzato la classificazione Parental Guidance. Storia di un novello Dr. Frankenstein la cui ossessione prometeica è resuscitare il proprio amatissimo cane, Frankenweenie 3D segue l’originale, mantenendo il b/n, ricordandone le ambientazioni, sviluppando le psicologie e arricchendo le linee narrative: un cenno di malinconico affaire amoroso con l’incarnazione animata della Winona Ryder di Beetlejuice. Spiritello porcello e, soprattutto, l’antagonismo con i compagni di scuola, gruppo di innate solitudini in corpi da imberbi classici horror Universal. Così la deprecabile caccia al (cane) diverso non è più frutto del fascioconformismo della comunità, ma, in primis, degenerazione di una competizione tra bimbi tristi. Scelta che ammorbidisce la satira, come innocenza del pubblico implicito Disney desidera. E che pone in luce chiaroscurale (unica vera idea di questa ulteriore buona conferma d’automatismo poetico) l’isolamento affettivo dei bambini: soli anche in gruppo, sono disinteressati all’umanità. E resuscitano solo creature non umane, non sociali. Nel 2012, oltre a Frankenweenie 3D, anche 7 psicopatici e l’inedito gioiello neosurrealista Wrong prendono il la dalla scomparsa di un cane e dalla conseguente ricerca del padrone. Sono sinossi da apocalisse sentimentale: non più il miglior, ma l’unico amico dell’uomo. Ovviamente la società è redenta, l’happy end coatto: Frankenweenie rimane una fiaba. Oggi, però, decisamente consapevole e (auto)celebrativa, vedi giochi metatestuali (i mostri del corto di Victor ritornano, il 3D è messo subito in abisso) e omaggi (a Vincent Price e La bambina che fissava, a Godzilla, ai Gremlins e Mars Attacks!). Un bel film, per i bimbi. E per chi non è stanco dell’eterno ripetersi dello schema Burton.

 

Recensione pubblicata su FilmTV numero 3 del 2013

Autore: Giulio Sangiorgio

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