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Gravity

Regia di Alfonso Cuarón vedi scheda film

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La recensione su Gravity

di leporello
4 stelle

Cuaron ci prova a fare un film insolito: taglia sul cast (paradossalmente per niente “stellare”) e punta sull’effettistico 3D per inscenare un “castaway” cosmico, genere per altro non originalissimo, anche se ancora non troppo inflazionato (ricordate il “Moon” del pargolo di David Bowie?). Cuaron punta su George Clooney, l’eterno bamboccione  strafatto di Nescafè, ingrigito più nella barba che non nelle ancor piuttosto reattive sinapsi attoriali, e su Sandra NULLock, nota furfante dedita al furto con destrezza di premi Oscar (correva l’anno 2010, quando in nomination con lei stava gente tipo Helen Mirren, Maryl Streep e l’emergentissima Carey Mulligan, tre fuoriserie per un macinino…). Se nel primo tempo le pazziate logorroiche di NesClooney, insieme all’affascinante scenario tutto sottosopra della Terra vista dall’alto dei Cieli, protetto dal  casco che provvidenzialmente ripara un po’ l’antipatica visione del sovradimensionato naso a direzione antigravitazionale della NULLock lo spettatore può trascorrere quella quarantina di minuti in estatica (super)visione degli incalzanti eventi, nel secondo tempo viene invece investito, oltre che dagli interminabili detriti interstellari lanciati a velocità supersonica tutti contro di loro (maledetti detriti!!!) anche (e soprattutto) dalle immancabili melensità tipicamente amerikane (“saluta la mia bambina” … “dille che la mamma è fiera di lei”… ) delle quali, in un film come questo, ne avremmo potuto tranquillamente fare a meno (se non fosse per le esigenze di botteghino che, non per niente, finisce per dar ragione a Cuaron, alla NULLock, e indirettamente anche a me), fino al finale quasi comico, dove la nostra eroina, dopo aver solcato le infinite oscurità galattiche e invicta contro ogni  crudel destino, rischia di morire annegata a due bracciate dall’Isola dei Famosi, prima di incedere tremolante verso il suo desertificato trionfo. Che ne sia di NesClooney,  lasciato impietosamente ruzzolare alla deriva, dato che notoriamente e geneticamente  i Cuaron girano sempre in coppia, lo sapremo solo con “Gravity 2”, diretto probabilmente da quell’altro (Cuaron Ernesto o Cuaron Evaristo?! Mah…).
Io, il prossimo, me lo perdo volentieri.

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