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Il grande Gatsby 3D

Regia di Baz Luhrmann vedi scheda film

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La recensione su Il grande Gatsby 3D

di supadany
7 stelle

Ormai la cifra stilistica di Baz Luhrmann non è più una sorpresa ed è chiaro che la riuscita, totale, parziale o nulla che sia, di un suo film dipende da quanto il soggetto si possa prestare all’elaborazione del regista.

In questo caso si registra una ripresa rispetto allo stentato “Australia”, ma si tratta comunque di un risultato disomogeneo, in grado di passare dall’esaltazione al rammarico in pochi ciak.

Stati Uniti 1922, Nick Carraway (Tobey Maguire) si trasferisce a New York e qui conosce Jay Gatsby (Leonardo DiCaprio), uomo ricco e misterioso che con lui mostra un’inaspettata disponibilità.

I suoi modi hanno (anche) l’obiettivo di rivedere Daisy (Carey Mulligan) suo amore passato ed oggi sposata con Tom Buchanan (Joel Edgerton).

Sullo sfondo una realtà macchiata dallo sfarzo e da tradimenti, mentre questo amore è destinato a cambiare completamente i destini di tutte le persone coinvolte.

 

 

Non ha certo timore di strafare Baz Luhrmann, ma quello che cinematograficamente gli riesce meglio sarà anche discutibile, ma trova un risalto notevole, tra musiche (qui si osa parecchio e con buoni risultati “sfidando” apertamente il periodo storico in oggetto), colori scintillanti, rumori, scenografie e coreografie che forse non otterranno in tutti i medesimi riscontri, ma che vanno a comporre un quadro generale tanto unico, quanto allineato al Luhrmann pensiero, capace di mostrare la vacuità di quella parte di società che racconta e creare affreschi che mettono a contatto vecchio e nuovo.

Gli equilibri si inceppano, almeno parzialmente, quando l’evoluzione della trama porta in lidi più vicini al dramma e poi alla tragedia (tanto più forte per il fatto di scaturire subito dopo la speranza), la visione estetica dell’insieme è sempre uno spettacolo (ogni scena presenta particolari di contorno o elementi in primo piano in una costruzione abbacinante e quindi anche illudente come in fondo deve essere), ma il trattamento dei (forti) sentimenti finisce col diventare sovraccaricato, ma non emozionale al meglio delle possibilità (è come se di fronte ad un ritmo più lento mancasse qualcosa nella profondità), questo per quanto basti già il viso di Carey Mulligan segnato a trasmettere tutte le pulsioni possibili.

Se lei è di una bravura estrema, il resto del cast non sfigura, ma nemmeno compie chissà quali evoluzioni; Leonardo DiCaprio prende le misure ad una vita di sperperi prima di “The wolf of Wall Street” (dove andrà assai meglio), Joel Edgerton ha nelle sue disponibilità quell’arroganza del suo personaggio (il ricco da sempre, non ha paura di alcuna ombra e paventa sempre grande sicurezza), Tobey Maguire ha tra le mani un personaggio chiave (il rapporto tra Nick e Jay è importante quasi quanto la storia d’amore), suscettibile di parecchie variazioni, ma l’ho trovato fin troppo insicuro per quanto poi l’insicurezza faccia parte del suo personaggio.

Un film che offre squarci di grande cinema (oltre alle feste kitsch, come minimo si possono menzionare le scene in automobile), che coglie l’essenza di una società pronta ad implodere a causa di se stessa, che racconta una storia d’amore senza tempo, ma “Romeo + Juliet”, sempre per rimanere a Baz Luhrmann, era un’altra cosa, pur ottenendo in questo caso livelli scenografici/musicali di alta fatura, ma che non vanno di pari passo con i tumulti interiori, più caricati (vedasi anche il personaggio interpretato da Jason Clark), ma meno incisivi (va detto che il materiale non era facile e che nelle scene eliminate se ne trovano alcune che avrebbero potuto fornire un contributo importante).

Lussureggiante ed un po’ disattento.

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