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Il grande Gatsby 3D

Regia di Baz Luhrmann vedi scheda film

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GIMON 82

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La recensione su Il grande Gatsby 3D

di GIMON 82
8 stelle

Il maggio cinematografico del 2013 si sta rivelando come un "abbuffata" di feste(ini).
Da un lato gli snob degradati di Sorrentino,sulle terrazze romane a suon di "trenini" senza meta,e dallo "sniffo" facile.
Dall'altro lato le fastose feste americane degli anni 20,un ubriacatura immaginifica che accoglie festoni e baldanze d'un aristocrazia marcia e vacuamente prolissa.
Da una parte l'occhio dello scrittore "parvenu" Jep Gambardella,con lo strascico di disincanto,alla ricerca d'un sè puro e incontaminato dalle "luci della ribalta".
Quelle luci tronfie relegate a copertina patinata e kitch del "Grande Gatsby".
Chi parla è una telecamera dall'obbiettivo scrutatore,dalla potenza figurativa  narcisista e post-moderna.
Un quadro tronfio di colori,verosimilmente legato ad un enfasi "Coppoliana" che acceca e rimane li,immobile come un manifesto antico e ammirevole.
E' la coreografia che dirige le danze della regia,ammichevole e stupefacente,seducente e svampita,riposta nel linguaggio di figurine superficiali.
Il regista Baz Luhrmann proclama un periodo storico americano,empio di baldanze e modelli di superficie.
Viaggia su binari volutamente pomposi ed eccessivi,stancanti nella forma dalla "psichedelia" compiaciuta e retorica.
Non si puo' negare il fascino e il carisma "ambiguo" che un film come "Il Grande Gatsby" trasmette.
Una storia d'un sogno e una speranza,d'un sentimento umano esangue dalle maldicenze,ma legato comunque ad un emozione antica e disadorna da inutilita' edonistiche.
Jay Gasby è un Leonardo Di Caprio dalla veste "cool",inebriato dal turbinio d'un passato eroico e avventuroso.
Un interpretazione proficua e disadorna dagli eccessi,contradditoria se si pensa allo sfarzo dal quale è circondato.
Di Caprio/Gatsby è rimasto l'ultimo dei sognatori,"vuoto" nella solitudine,pieno di folle plaudenti e inchinatorie dinanzi all'esasperante ricchezza d'un giovane puro.
Una vicenda incantevole nella visione,una fiaba d'un parvenu venuto dal cielo(o dal mare),che guarda all'orizzonte una luce "verde",raggio d'una speranza mai sopita.
Allora avviene nel film l'accumulo di vicende,storia e personaggi che annebbiano gli occhi.
Una liturgia esule dai sentimenti,ma grondante visionarieta' eccentriche e digitali.
La regia di Luhrmann gioca molto con questo,acceca e vende fumo,una nebbia di lusso,dal canto modaiolo e vacuo.
Una moda da "secolo scorso" concentrata dalla baldanza attoriale,d'una Carey Mulligan svuotata da sentimenti e unita al Gatsby dall'ordine "capriccioso" che relega l'amore alla stregua d'un oggetto.
Poi vi sono i Joel Edgerton e Tobey Maguire,figure eleganti del teatrino d'un futuro animo empio di ansie,alcol e depressioni.
Anime scolpite nell'innocenza perduta,dove solo Tobey Maguire mantiene una luce umana,spostandosi al livello di purezza infantile dalla quale è sorretto Gatsby.
Seppur manchevole d'un qualcosa a livello scritturale,il "Gatsby" di Luhrmann è un viaggio da cinema moderno e innovativo,il quale mangia' pero' il contorno di "maschere" umane.
Una trama dallo sviluppo narrativo semplice,pero' coinvolgente nella centralita' d'un personaggio candido,nonostante il lusso dal quale è aggredito.
Se la regia avesse dato piu' spazio al cuore dei personaggi e alla vicenda,il film sarebbe pienamente riuscito.
Rimane pero' su in superficie,rispecchiando l'enfasi edonistica stampata su ogni fotogramma.
Quattro stelle le "merita" per un coraggio "barocco" nel dinpingere la storia,e sopratutto per un personaggio che strappa il cuore.Di Caprio/Gatsby,l'unico "bimbo" innocente,puro nel cuore nonostante il marcio imperante del quale si nutre per sopravvivere........

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