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Gli occhiali d'oro

Regia di Giuliano Montaldo vedi scheda film

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La recensione su Gli occhiali d'oro

di passo8mmridotto
6 stelle

Un film difficile e ostico per Giuliano Montaldo, e non perfettamente riuscito, probabilmente per la sceneggiatura non sempre attinente al romanzo di Giorgio Bassani da cui è tratto. Siamo lontani dal magistrale "L'Agnese va a morire" che Giuliano Montaldo diresse nel 1976, sempre ambientato a Ferrara nello stesso periodo storico.

Montaldo si sofferma su due punti salienti del romanzo, il montante antisemitismo che sta per contagiare l'Italia e l'intera Europa, e l'omosessualità prima nascosta e poi sbandierata tra due uomini della borghesia che sfocia in tragedia.

Testimone dei fatti, una signora dell'alta borghesia, la signora Lavezzoli (Stefania Sandrelli), moralista e capace dei più crudeli pettegolezzi.

La storia d'amore tra Davide Lattes (Rupert Everett), brillante studente universitario, e Nora (Valeria Golino) vacilla quando i venti di guerra soffiano sempre più forti e si comincia a percepire che la caccia agli ebrei sta per iniziare anche in Italia. Nora abbandona Davide nella più cupa disperazione, per unirsi a un potente gerarca fascista, accettando la sua proposta di matrimonio e di essere battezzata.

La storia che si intreccia a quella di Davide e Nora, riguarda il dottor Fadigati (Philippe Noiret), reduce da una delusione amorosa in quanto abbandonato dal suo compagno. Giunge a Ferrara, dove apre uno studio medico, e si inserisce subito nell'alta società ferrarese, in un clima di falso perbenismo e intolleranza, mentre l'Italia sta per entrare in guerra a fianco della Germania.

Davide scopre che il suo compagno di università Eraldo ha iniziato una relazione con il dottor Fadigati. La situazione è monitorata dalla signora Lavezzoli, che ne segue l'evoluzione. Anche Eraldo tronca la relazione con Fadigati, ma questa volta il medico non sopporta la separazione, e si suicida nel Po, a Pontelagoscuro.

Il racconto di Montaldo è scarno e forse troppo lineare, rispetto al romanzo di Bassani, che si sofferma moltissimo sui particolari e sonda negli animi di una società borghese che sta correndo verso il baratro senza quasi rendersene conto.

Nel film di Montaldo, invece, gli sceneggiatori hanno preferito forzare i dialoghi con qualche esagerazione nel linguaggio, cui Bassani non è avezzo nelle sue opere.

Gli attori comunque hanno reso bene i personaggi non facili del film, Philippe Noiret e Rupert Everett sono ineccepibili, meno la Golino e la Sandrelli, che forse avrei preferito non ci fosse.

Perfetta la colonna sonora, con la musica di Ennio Morricone.

 

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