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Nuovo Cinema Paradiso

Regia di Giuseppe Tornatore vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Nuovo Cinema Paradiso

di axe
9 stelle

Salvatore Di Vito è un regista affermato. E' di origini siciliane, e vive a Roma. Un giorno è avvisato della morte di un tale Alfredo. Pertanto, decide di tornare nel suo paese natale in Sicilia, Giancaldo, per il funerale dell'uomo; da qui la narrazione si sposta nel piccolo paese siciliano, indietro nel tempo, e precisamente nel secondo dopoguerra. Ci racconta dell'infanzia di Salvatore, e di Alfredo. Egli è il proiezionista del cinema locale. Si occupa di "censurare" le pellicole, secondo la volontà del sacerdote - alla cui chiesa è collegato il cinema - eliminando dai film tutte le sequenze con baci, o altre effusioni tra i personaggi, e far funzionare il proiettore. Ha un carattere burbero e schivo, ma ciò non spaventa il giovanissimo Salvatore, che cerca di essergli il più possibile vicino, anche a causa dell'assenza di una figura paterna, essendo il genitore disperso in Russia. Salvatore è incuriosito dal cinema in generale, e, in particolare, dal lavoro di Alfredo; un "addetto ai lavori", il quale, pur apprezzando attori e registi, ritiene la sua attività troppo ripetitiva e senza possibilità di sviluppo. Dopo alcune peripezie, Salvatore viene accettato da Alfredo, il quale gli insegna il mestiere; finisce, poi, per prenderne il posto, in conseguenza di un incidente sul lavoro che rende l'uomo cieco, porta alla chiusura della vecchia sala e all'apertura del "Nuovo Cinema Paradiso". Divenuto adolescente, e sostegno inseparabile di Alfredo, Salvatore s'innamora di una coetanea, Elena, dalla quale è ben presto ricambiato. Ma la storia d'amore tra i due non è destinata a durare. La ricca famiglia di Elena, non approvando il sentimento della giovane, si trasferisce in un'altra città; Salvatore è costretto a partire per il servizio militare. Un appuntamento tra i due salta; Salvatore abbandona Alfredo e la famiglia, e si assenta dal paese per trent'anni. Al suo ritorno, coglie l'occasione per contattare Elena, nel frattempo tornata lì, sposata ad un compagno di scuola di Salvatore e con due figli, per chiarire gli eventi che li hanno portati a dividersi. Con tinte ondivaghe tra commedia e dramma, quest'opera tratta molti temi. Al centro vi è il racconto del rapporto tra Salvatore, un bambino pieno di voglia di vivere, nonostante l'assenza di un padre e le ristrettezze economiche, ed Alfredo, un uomo maturo, reso saggio dalle esperienze, e, in particolare, dall'incidente che lo rende privo della vista. Alfredo educa il giovane non solo al cinema, ma anche alla vita; tanto a fondo interpreta il suo "ruolo", da compiere delle scelte in grado di influenzare il futuro di Salvatore, nel quale scorge potenzialità che lo stesso protagonista non può immaginare. Altro elemento d'interesse del regista è lo studio del rapporto tra il cinema e la società del piccolo paese di Giancaldo, che potrebbe essere un qualsiasi borgo di un'Italia uscita dalla Seconda Guerra Mondiale impoverita, ma piena di voglia di rinascita. Il cinema della chiesa è l'unica forma di svago dei paesani; essi assistono alle proiezioni non con lo spirito critico di uno spettatore istruito e consapevole; hanno con le stesse un rapporto più genuino, intimo, perchè non mediato dal "fitro" rappresentato dalla cultura. Colgono appieno le emozioni che le opere proposte sanno fornire; ne ricavano una arricchimento che, per prima cosa, è sentimentale. Il regista è in grado di trasmettere anche a noi queste suggestioni, alternado titoli e sequenze di film, ovviamente antecedenti all'epoca dei fatti, ad altre sequenze che mostrano le reazioni del pubblico in sala, partecipe in un modo o nell'altro. Ulteriore tema, è quello del "ritorno". Il racconto della storia d'amore di Salvatore ed Elena era rimasta in sospeso, pertanto il regista ci dà soddisfazione. Il destino ha condotto i due personaggi lungo strade diverse, ma il sentimento è rimasto, puro e forte come trent'anni prima. Salvatore mostra rimpianto per ciò che poteva essere, e non è stato; anche Elena condivide questo sentimento, ma è il grado di accettare il destino - forse le è più facile, perchè è consolata dalla presenza dei figli. Dopo una notte di passione, i due tornano alle loro vite. Trovo difficile scrivere qualcosa di certo circa la conclusione. L'eredità materiale di Alfredo è una bobina; Salvatore la proietta solo per lui, e si emoziona vedendo cosa contiene: tutte le sequenze censurate dal proiezionista su disposizione del prete, montate una dopo l'altra, molto probabilmente quando Alfredo ancora vedeva; già in quel momento, immaginava quale sarebbe stato il futuro di Salvatore, e riteneva che avrebbe apprezzato tale omaggio. Buona parte dell'opera è ambientata nella località di Giancaldo, immaginaria. Giuseppe Tornatore ne racconta l'evoluzione insieme a quella dei suoi personaggi; con il passare degli anni il "Nuovo Cinema Paradiso" perde importanza, finchè, ad inizio degli anni '80, dopo una parentesi quale sala per spettacoli a luci rosse, chiude i battenti. Una parabola discendente che rappresenta il declino delle sale cinematografiche, sostituite dalla casa, con le TV e l'home-video, o altri luoghi, che garantiscono diverse forme d'intrattenimento. Ottima l'interpretazione resa dagli attori; da Philippe Noiret, nei panni di Alfredo, dalla scorza dura, ma in realtà molto saggio e pacato, in grado di conoscere le cose della vita, non con l'aiuto della cultura scolastica, ma grazie agli insegnamenti dei film che, a forza di vedere durante le proiezioni, ha imparato ad amare, fino ai tre interpreti del protagonista, Salvatore Cascio, nei panni di un bambino spontaneo e vivace; Marco Leonardi, nei panni di un adolescente passionale; infine, Jacques Perrin, che ha il ruolo di uomo maturo, disilluso e con molti rimpianti. Nonostante non abbia un ruolo di primo piano, mi è piaciuta Antonella Attili, quale madre di Salvatore. Una donna coraggiosa, in grado di crescere i figli da sola, e con poche risorse economiche, sempre dignitosa nonostante l'evidente dolore che reca per la prematura scomparsa del marito. Unico difetto che ho trovato nel film, un'eccessiva "macchiettizzazione" del paese siciliano. Nonostante ciò, concordo con chi definisce quest'opera una pietra miliare del cinema. Emozionante, vario, ricco di temi, in grado di parlare alla ragione ed allo spirito dello spettatore; sono felice di aver visto la versione "director's cut". Tre ore impegnative, ma ben ripagate; notevole, infine, la colonna sonora di Ennio Morricone.

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